Diritto alla comunicazione nello scenario di fine millennio

Iniziativa nazionale in difesa della telematica amatoriale

19 febbraio 95

Convegno organizzato da Strano Network al

Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato


Intervento di:

  • Raf Valvola (rivista Decoder)


    Buongiorno a tutti, io ho curato un libro relativo allla questione no-copyright e del copyright sul software, pero' non sto qui a riprendere tutta una serie di elementi di carattere tecnico che fanno parte della legislazione relativa al software. Mi limiterei a dare uno sguardo complessivo, e soprattutto per punti politici, che emergono da questo tipo di legge. Innanzitutto volevo fare una piccola precisazione di carattere tecnico-giuridico rispetto all'intervento che mi ha preceduto sulla questione del public domain. In Italia non ci puo' essere per adesso alcuno spazio relativo al public domain, questo perche' nel nostro paese esiste, come noto, c'e' una differenza fondamentale, per adesso ancora, di carattere giuridico, tra diritto morale, cioe' il diritto di colui che scrive l'opera, il quale e' chiaramente inalienabile, rispetto al diritto patrimoniale, cioe' allo sfruttamento patrimoniale dell'opera creata.Per cui in Italia in questo momento, finche' rimane il diritto morale, che ripeto e' inalienabile, non si puo' avere una organizzazione giuridica di questo tipo di campo disciplinare. Per public domain in Italia s'intende solamente quando finisce la copertura del diritto d'autore, quindi da 70 anni dal momento della morte, come e' noto e' stata approvata una nuova normativa che amplia a 70 anni il diritto d'autore. Dopo 70 anni dal momento della morte, da quel momento nasce il public domain. Per esempio la famosa querelle sulle opere di Pirandello e' incentrata su questa questione. Detto questo, una piccola precisazione rispetto a quanto detto prima, vorrei ragionare per punti politici su cio' che emerge dagli impianti di carattere legislativo che sono stati approvati negli ultimi anni, e per quanto riguarda anche il possibile futuro. Io credo che la legge 518 abbia sei punti cardinali sui quali valga la pena riflettere.Il primo punto riguarda il fatto che e' una legge che rappresenta, in maniera abbastanza evidente, l'affermazione di istanze di tipo monopolistico e di egemonia del mercato americano su quello italiano.Su questo elemento concordano numerosi osservatori, non sto qui a segnalarli, addirittura la stessa direttiva comunitaria della commissione preposta che ha approvato il primo tipo di legge da cui e' stata ricalcata la legge italiana, diceva appunto, che poteva dare adito a questo tipo di interpretazione. Un secondo elemento che e' un portato del primo e' un processo della cosiddetta "americanizzazione" del diritto, cioe' si teorizza la diminuzione di importanza del diritto morale, che e' quel ragionamento che stavamo facendo prima. Ad esempio l'istituto giapponese per la proprieta' industriale, nella sua ultima raccomandazione, in vista del passaggio alle autostrade elettroniche, raccomanda l'abolizione del diritto morale. Come e' noto nella legislazione americana sul diritto d'autore il diritto morale non esiste, invece in italia vige un portato di una serie di normative di carattere medioevale, abbiamo appunto un corpus meccanicum e un corpus spirituale e questo tenderebbe ad essere ridotto, eliminato. Questo processo di radicalizzazione del diritto, che non sto qui, evidentemente a esplicitare piu' di tanto, va di pari passo con la definizione di nuovi standard internazionali, come carattere generale, che riguarda non solamente questioni di carattere industriale ma riguarda piu' in generale tutto cio' che permette ad economie fino a ieri nazionali di poter comunicare, di poter scambiare merci e valore.Vi e' un terzo aspetto della legge 518 su cui vale la pena riflettere o per lo meno comunque accennare, ed e' la svalutazione del lavoro vivo e la sussunzione operata da parte del capitale del lavoro vivo. Si cristallizza una situazione dove il cervello e' assolutamente proprieta' dell'azienda e questo avviene anche attraverso altri tipi di fenomeni, se si guarda in una certa ottica il groupware, piuttosto che osservare da un altro punto di vista cosa sono i progetti di qualita' totale, capiamo anche il senso di un articolo che viene posto proprio in testa alla legge 518, dove l'attivita' del programmatore diventa automaticamente di proprieta' del datore di lavoro. E' un tema su cui riflettere anche questo.Questo aspetto della svalutazione del lavoro vivo rimanda ad un altro aspetto di carattere ancora piu' generale, vi e' un'egemonia ormai indisturbata di necessita' private, capitale e profitto sui bisogni sociali della collettivita'. Ad esempio viene svalutata, di fatto, la ricerca di base, vi e' un blocco dell'inoovazione scientifica a causa della privatizzazione dei saperi, di cui il copyright e' la migliore cristallizzazione, vi e' un problema piu' generale relativo alle biotecnologie agricole, cioe' al fatto che vengano imposte delle sementi sterili ai paesi del terzo mondo dopo averli depredati delle biodiversita' agricole. Questo elemento, evidentemente, va a imporre, ancor piu' di quanto abbia fatto la rivoluzione verde a partire dall'inizio degli anni '60, un'egemonia monopolistica delle grandi multinazionali dell'alimentazione del primo mondo sul terzo mondo.Un quinto aspetto che deriva da quanto detto precedentemente e' il problema dell'uso generale e libero dei saperi, che rimanda anche a un diritto generale di cittadinanza e quindi di diritto al lavoro. Oggi sapere e' un fatto necessario per poter essere sul mercato, per poter lavorare. Il processo di postfordismo che e' in atto nella societa' italiana, oltre che in altri paesi ad industrializzazione avanzata, comporta il fatto che milioni di lavoratori si debbano porre autonomamente sul mercato e per porsi sul mercato devono essere competitivi e possedere un know how di un certo tipo. Quindi il problema del sapere diventa strategico da questo punto di vista per poter lavorare.Sesto aspetto che e' quello piu' strettamente legato alla questione del copyright della legge che e' apparsa due anni fa, e' la penalizzazione repressivo terroristica dell'utenza. Vengono definite leggi draconiane con penalizzazione estrema dei dati. Vengono fatte operazioni spettacolari, come ad esempio l'Italian Crackdown e si mantiene secondo me voluta vaghezza sul concetto di scopo di lucro, sul quale poi, come e' noto, possono esistere interpretazioni le piu' diverse fra loro: scopo di lucro inteso nel senso di qualsiasi tipo di vantaggio economico piuttosto che nella concezione, probabilmente piu' corretta, di lucro attivo. Questa penalizzazione repressiva terroristica dell'utenza da rimarcare qui e' specifco esclusivamente della legge 518 e non della legge di riferimento del 1941 sulla questione del diritto d'autore. Mentre nella legge 518 si parla di una pena fino a tre anni di galera per chi copia a scopo di lucro, nella legge del 1941 sul diritto d'autore non si parla mai di pene detentive se non nel caso estremamente limitato relativo a gravi lesioni dell'onore; cioe' quando una persona scrive un libro, io mi approprio di questo libro e lo firmo io, quindi un caso estremamente specifico, in questo caso la pena prevista e' fino a un anno. E' evidente che esiste, e su questo credo che siamo d'accordo tutti, un'evidente sproporzione fra l'atto del copiare e le pene che vengono prefigurate. Quindi ci dobbiamo porre una domanda politica sul perche' viene fatta una legge di questo genere. A mio avviso la risposta su questa questione rimanda a una lettura di quella che e' stata chiamata legge Conso, quella relativa al computer crime, dove e' esplicitato una volonta' di disciplinamento del comportamento del corpo sociale, molto ferreo. Nella legge Conso in particolare, e voglio rimandare qui a quanto dice un giurista abbastanza reazionario come e' Carlo Sarzana di Sant'Ippolito, che e' stato uno degli ispiratori di questa normativa, egli diceva esplicitamente in un suo testo diffuso in un convegno dell'IPPACRI quest'anno, "l'obiettivo di questa legge e' colpire il corpo sociale, di normare una serie di comportamenti trasgressivi che noi riteniamo non piu' ammissibili". Sarzana dice queste cose, ma attenzione, esplicita una volonta' che sta alla base della legge. Infatti voi vedete sulla legge Conso pene pesantissime per comportamenti, in realta', di carattere trasgressivo, piu' che per reati veri e propri, e implicitamente, questo e' un secondo aspetto che viene in rilievo si afferma che solo un corpo di esperti ufficiali, quindi per esempio la Mc Afee, piuttosto che altri organismi di questo genere, sono in grado di maneggiare un certo tipo di dati, cioe' i generatori di password piuttosto che password, piuttosto che virus, e vengono, come noto, punite in maniera durissima entrate non autorizzate senza vandalizzazione dei dati esistenti, quando assistiamo in realta' ad un processo diffuso, in questo momento nella societa', di privatizzazione dei dati personali. Per cui riprendendo quanto diceva il Chaos Computer Club anni fa l'operazione di hacking sociale e' un'operazione necessaria per vedere se esiste un "big brother watching you", se esiste un grande fratello che ti sta guardando.Finche' non esistono le garanzie politiche che garantiscano la sicurezza dei dati personali per il mantenimento della loro delicatezza, evidentemente, leggi di questo genere non possono altro che essere intese come leggi di carattere politico. Insomma il problema e' da una parte il normare, dall'altra parte e' regolarizzare ad ogni costo la vita nella frontiera elettronica. Vi dico delle cose chiaramente banali, per voi, pero' e' evidente che vi e' un ingresso sempre piu' massiccio di transazioni economico-finanziarie in questo mercato, vi e' una nuova centralita' dei sistemi telecomunicativi, in un prossimo futuro, come segnalava anche Negroponte in un vecchio numero monografico di "Le Scienze", la TV sara' essenzialmente via cavo telefonico, che permette la possibilita' di intervenire, esistono dei servizi telecomunicativi come "Telecom a servizio aggiunto", esiste, come noto, uno scambio finanziario enorme di dati presente, ad esempio nelle Borse internazionali; chiaro che devono essere salvaguardati, questa delicatezza dei dati deve essere salvaguardata ad ogni costo. Oggi si parla di leggi sulle BBS, si parla di leggi sulla privacy.Attenzione, si parla di leggi sulle BBS in Italia e voglio ricordare che sarebbe il primo caso nel mondo ad approvare una legge relativa alle BBS. Non esiste, infatti, nel mondo nessuna legge che regolamenti l'esistenza delle BBS. I tre principi sui quali vorrebbero costruire,o almeno sembrerebbero voler costruire, un impianto giuridico che evidentemente non potra' essere molto diverso dai principi che hanno ispirato la legge Conso e la legge 518, sono questi tre:1) identificazione certa dell'utente; 2) deresponsabilizzazione del sysop, in caso di una sua supplenza, tipo "padre di famiglia", per cui verrebbe trasformato in una sorta di pubblico ufficiale de facto. In realta' esistono dei problemi giuridici a trasformare un privato cittadino in pubblico ufficiale, quindi con una, a questo punto illeggitima, richiesta di carta d'identita' o presunta tale, perche' evidentemente non e' che si diventa pubblico ufficiale cosi', dall'oggi al domani;3) dichiarazione di esistenza delle BBS allo Stato attraverso una dichiarazione piu' o meno burocratica, piu' o meno dura, piu' o meno vessatoria. E' evidente che per l'insieme delle BBS accettare uno schema di questo genere sarebbe un suicidio politico ed esistenziale. Significa limitare fortemente la possibilta' comunicativa nei suoi elementi fondamentali. E non solo, esiste un problema piu' generale di democrazia che sta alla base. Semmai se proprio si deve parlare di leggi, ma io non vorrei parlarne, si dovra' parlare di autoregolamentazione, di autogestione di "net etiquette" semmai, quindi di quella che e' esattamente la situazione attualmente esistente. Ma la cosa che si sta realizzando e' un attacco politico sull'intierezza di questo mondo a mio avviso e' dimostrato da alcuni dati che sono emersi pochi giorni fa, sono dati estremamente preoccupanti: e' successo che venerdi' sul "Sole 24 Ore" un articolo in cui sostanzialmente si viene a chiedere la formazione di una "D.E.A." italiana, cioe' di una agenzia nazionale relativa ai problemi informatici come esiste in America. Contemporaneamente, non so se avete notato, la settimana scorsa Di Pietro e' stato nominato a presiedere una sorta di centro di lavoro sulla questione del terrorismo informatico. Due dati, li diamo cosi'. Io voglio aggiungere un terzo elemento, il 7 e 8 marzo verra' fatto a Milano, alla Bocconi, un convegno che si intitola "Hackers, terrorismo informatico, mafia e criminalita'"; chi ci partecipera? Carlo Sarzana di Sant'Ippolito, Pansa, Finolli, responsabile della DIGOS di Milano, una serie di personaggi legati agli apparati esecutivo-repressivi dello Stato italiano. E' grave assistere a una situazione di questo genere, non tanto perche' mi spaventi che dieci persone piu' o meno impegnate in cariche ufficiali dello Stato assumano una posizione pubblica di questo genere, ma perche' si delega a questo tipo di strutture l'atteggiamento da seguire per quanto riguarda questo mondo in grande evoluzione. La verita' su questo atteggiamento emerge da un altro elemento che vorrei mettere in rilievo: si parla di terrorismo informatico o di mafia che mette le sue mani nel mondo informatico, pero', a quanto mi risulta, esisterebbe su questa cosa solamente il film "I giorni della truffa", il film dove abbiamo un personaggio che trova il decoder universale e lo sviluppa per applicarlo a grandi traffici di carattere internazionale. A quanto risulta a me, credo anche a voi, non si hanno effettivamente dati concreti sulla presenza di un pericolo di presenza della mafia nell'informatica. Allora le soluzioni sono due, o questi dati si danno pubblicamente, perche' riguardano direttamente una questione di emergenza, perche', infatti, vogliono creare una sorta di emergenza, o altrimenti una situazione del genere risulta essere inaccettabile, perche' va a definire un apparato repressivo di cui noi non conosciamo assolutamente i contorni e le ragioni per le quali viene costituito. C'e' bisogno di trasparenza su questo tema! Io credo che al di la' dell'analisi che possa essere piu' o meno condivisa, questo elemento penso che sia un sentire comune e per questa ragione io propongo di lavorare per una depenalizzazione innanzitutto della legge sul copyright, perche' cosi' come e' applicata non significa nulla, e della legge sul computer crime, e la creazione di agenzie di controinformazione da parte dei singoli gruppi di utenti che cerchino di contrastare la risonanza che questo tipo di atteggiamenti ha su ambiti di carattere giornalistico. Cioe' la mia proposta, sostanzialmente, e' quella di dire: c'e' il giornalista della Nazione di Firenze che fa l'articolo schifoso, per ignoranza, per malafede, perche fa parte di una lobby, infinite possono essere le ragioni, il gruppo che sta a Firenze che legge quel giornale va e colpisce, ovviamente nel senso letterario del termine, intediamoci, nel senso che dice mando questo tipo di controinformazione, ti spiego io esattamente come stanno i dati; c'e' il gruppo di Pescara, dove si pubblica il giornale "Il Centro", peraltro illeggibile, che mandera' questo tipo di informazione. Cioe' cercare di smascherare fin dove esiste la malafede e fin dove esiste invece la semplice ignoranza. In questa fase, dove abbiamo massimo due anni di tempo, io credo, per definire una piattaforma politica. Bisogna incominciare ad alzare lo sguardo e ad assumere un atteggiamento politico, perche' entro il '98 Bangelmann l'ha detto si va a una deregulation generale dei sistemi delle Telecom gestiti in tutta Europa, per cui i giochi si fanno da qui a due anni. Siamo gia' in ritardo, ma abbiamo ancora un minimo di tempo per agire nel senso che dobbiamo avere un atteggiamento, una motivazione di carattere politico altrimenti scordiamoci non solo le nostre amate BBS, ma scordiamoci anche degli spazi significativi di liberta' democratica in questo paese.