2003

7 Gennaio Al processo a Marcello Dell’Utri, accusato di concorso in associazione mafiosa, il collaboratore di giustizia Nino Giuffrè, ascoltato come testimone, afferma di avere saputo da Michele Greco che il capomafia Stefano Bontade, con la scusa di andare a trovare Vittorio Mangano, allora stalliere ad Arcore, incontrava Silvio Berlusconi. Giuffrè afferma anche che dopo l’assassinio di Salvo Lima Cosa nostra ritenne che Forza Italia fosse il partito che dava più garanzie. La difesa giudica "false e illogiche" le parole di Giuffrè, affermando che "si vuole gettare discredito su persone che hanno sempre avversato la mafia". Secondo la Procura le dichiarazioni di Giuffrè costituiscono un fatto nuovo ma, essendo de relato, non sono sufficienti per riaprire le indagini (precedentemente chiuse con una archiviazione)
8 Gennaio Depositate le motivazioni della sentenza d'appello per la strage della Questura di Milano
30 Gennaio La Cassazione respinge i ricorsi contro la sentenza di assoluzione di Federigo Mannucci Benincasa e Massimo Carminati per depistaggi sulla strage di Bologna
9 Febbraio La CIA derubrica alcuni documenti riguardanti i primi anni del dopoguerra in Italia dai quali emerge che i servizi segreti statunitensi avevano creato una rete spionistica nel nostro paese costituita da ex appartenenti alla X MAS e all'OVRA, garantendo loro l'impunità e con l'intento di condizionare la politica italiana
10 Febbraio Il tribunale del riesame di Brescia accoglie la richiesta di carcerazione per Delfo Zorzi per la strage di piazza della Loggia, che però continua a vivere liberamente in Giappone
13 Febbraio Depositate le motivazioni della sentenza di condanna a 24 anni di carcere, emessa il 17 novembre scorso dalla Corte d’assise d’appello di Perugia nei confronti di Giulio Andreotti e Gaetano Badalamenti, accusati dell’omicidio del giornalista Mino Pecorelli. Per i giudici resta fondamentale quanto detto da Tommaso Buscetta "che ha appreso da Stefano Bontade, nel 1980 (Bontade è stato ucciso nel 1981), e da Gaetano Badalamenti, nel 1982, che l’omicidio fu richiesto dai cugini Salvo per fare un piacere ad Andreotti", il quale "aveva un forte interesse a che il direttore di “Op” non pubblicasse certe notizie scottanti o le pubblicasse comunque in maniera addolcita". I responsabili del delitto sono "Andreotti, Badalamenti, Bontade, come mandanti, e almeno una quarta persona come esecutrice", che però resta ignota. Ad Andreotti e Badalamenti sono state concesse le attenuanti generiche per "l’età avanzata» e per il senatore è stato considerato l’essere incensurato. La Corte ha invece considerato "destituita di ogni fondamento» l’accusa per Claudio Vitalone (all’epoca stretto collaboratore di Andreotti), per i mafiosi Pippo Calò e Michelangelo La Barbera e per il capo della banda della Magliana Massimo Carminati, perché sono state considerate inattendibili le dichiarazioni di alcuni collaboratori ex appartenenti alla banda della Magliana"
21 Febbaio Depositata l'ultima perizia sulla morte di Calvi nella quale viene esclusa l'ipotesi del suicidio
26 Febbraio Sentenza d' appello per il Conto Protezione. Prescritti i reati di cui è accusato Claudio Martelli e viene ridotta la condanna a 4 anni per Leonardo Di Donna
6 Marzo Archiviata a Pavia la nuova inchiesta sulla morte di Enrico Mattei
11 Marzo Martino Siciliano rientra in Italia e si costituisce
13 Marzo La corte d' assise d'appello di Firenze conferma la condanna a 21 anni per Antonino Messana per la strage di via dei Georgofili del 1993
17 Marzo

la Corte d'appello di Reggio Calabria assolve Giacomo Ubaldo Lauro per la strage del treno di Gioia Tauro del 1970

Davide Cesare di 26 anni, del centro sociale O.R.So (Officina per la resistenza sociale) viene ucciso da un gruppo di neofascisti a MIlano

27 Marzo Presentato dai difensori di Gaetano Badalamenti ricorso alla Corte di Cassazione contro la condanna a 24 anni per l’omicidio di Mino Pecorelli. Anche i difensori di Giulio Andreotti hanno presentato ricorso
3 Aprile Pubblicate le motivazioni della sentenza con cui la Corte di Cassazione ha annullato, con rinvio, l’assoluzione in appello di Bruno Contrada, accusato di concorso in associazione mafiosa. Secondo la Cassazione i giudici hanno formulato "congetture neppure in astratto dotate di una base razionale» e hanno operato un sistematico e pregiudiziale svilimento di qualsiasi elemento che potesse ritenersi a carico dell’imputato"
29 Aprile Il Tribunale di Milano del processo Imi-Sir / Lodo Mondadori condanna Cesare Previti a 11 anni per corruzione in atti giudiziari. Condannati anche gli altri imputati, tranne l’ex giudice Filippo Verde: l’avvocato Attilio Pacifico a 11 anni; l’ex giudice Vittorio Metta a 13; l’ex capo dei gip romani Renato Squillante a 8 anni e 6 mesi; l’avvocato Giovanni Acampora a 5 anni e 6 mesi; Felice Rovelli a 6 anni e la madre, Primarosa Battistella, a 4 anni e 6 mesi. Silvio Berlusconi dichiara che questa sentenza conferma la persecuzione verso Previti "già resa evidente dalle vicende dell’inchiesta, dalle indagini preliminari e dall’intero processo», esprime la solidarietà personale e di Forza Italia e sottolinea la necessità di risolvere il problema della politicizzazione di certa magistratura"
2 Maggio La Corte d’appello di Palermo dichiara non doversi procedere nei confronti del senatore Giulio Andreotti "in ordine al reato di associazione per delinquere a lui ascritto... commesso fino alla primavera del 1980 per essere lo stesso reato estinto per prescrizione" (si tratta dell’associazione a delinquere semplice, poiché la legge che introduce il reato di associazione mafiosa è del settembre 1982) e conferma la sentenza di primo grado, di assoluzione per insufficienza di prove, per l’accusa di associazione mafiosa
4 Maggio Scaduti i termini per nuove indagini sui mandanti “occulti” delle stragi del ’92. La Procura di Caltanissetta chiede l’archiviazione dell’inchiesta poiché non sono emersi elementi per la richiesta di rinvio a giudizio degli indagati
7 Maggio Durante l’audizione alla Commissione Telekom Serbia, il promotore finanziario Igor Marini (che è indagato per riciclaggio dalla Procura di Roma) dichiara che sarebbero stati destinatari di una tangente relativa all’affare Telekom Serbia l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, l’ex ministro degli Esteri Lamberto Dini e l’ex sottosegretario agli Esteri Piero Fassino, che Marini non nomina esplicitamente ma che indica con i soprannomi, rispettivamente, di “mortadella”, “ranocchio” e “ cicogna”. Marini riferisce di avere spostato, attraverso banche di paradisi fiscali e per conto dell’avvocato Fabrizio Paoletti, 173 milioni di dollari, dei quali 55 si riferirebbero all’affare Telekom e in parte destinati ad alcune personalità politiche serbe e italiane, tra cui Prodi, Dini e Fassino, che sporgono querela. Le autorità giudiziarie svizzere ordineranno il fermo, con l’accusa di violazione della sovranità nazionale e spionaggio, di due deputati componenti della Commissione recatisi a Lugano, senza autorizzazione, per acquisire documenti presso l’archivio di un notaio deceduto l’anno scorso, e l’arresto per riciclaggio di Marini, facente parte della delegazione
17 Maggio Ascoltati dalla Procura di Palermo, sulla mancata sorveglianza e perquisizione del cosiddetto “covo di Totò Riina” dopo l’arresto del capomafia, il generale dei carabinieri e ex comandante del Ros, Mario Mori, il maggiore “Ultimo” che catturò Riina, e il colonnello Balsamo, già in servizio al Nucleo operativo del Comando provinciale. Secondo i carabinieri il posto era difficile da controllare e si pensava che non vi fosse custodito niente di interessante
21 Maggio

Viene data notizia che la Procura di Firenze, che indaga sulle stragi del ’93, ha interrogato l’ex senatore dc Vincenzo Inzerillo a proposito di alcune dichiarazioni del collaboratore di giustizia Vincenzo Sinacori, che erano state rilasciate nel processo per associazione mafiosa in cui Inzerillo è stato condannato a otto anni. Sinacori aveva detto di avere visto di spalle, nel febbraio del 1994 in una zona vicino Cefalù (Pa), una persona, che lui non conosceva e che successivamente avrebbe saputo essere Inzerillo, che avrebbe tentato di dissuadere alcuni capimafia (i fratelli Graviano, Matteo Messina Denaro, Gioacchino Calabrò e Giuseppe Ferro) dal continuare la strategia stragista. Al processo per mafia gli avvocati di Inzerillo avevano fatto presente che nel periodo indicato da Sinacori alcuni di quei capimafia erano in carcere, ma i giudici avevano motivato la sentenza di condanna dicendo che il ricordo di Sinacori poteva essere impreciso e collocando l’incontro nel novembre 1993

Depositati nel processo alla mafia delle Madonie i verbali delle dichiarazioni di Salvatore Facella, di Lercara Friddi (Pa), collaboratore di giustizia dall’ottobre scorso, quando è stato arrestato per la seconda volta dopo la scarcerazione avvenuta nel maggio precedente per un errore procedurale, malgrado avesse una condanna all’ergastolo per un omicidio. Facella, che era stato vicino a Totò Riina e aveva fatto da tramite con la cosca catanese di Santo Mazzei, ha confessato di aver procurato il proiettile di mortaio che nell’ottobre del ’92 venne depositato, proprio da Mazzei, nel giardino dei Boboli, a Firenze, e che però non esplose. Facella parla dell’esistenza di uno “statuto” di Cosa nostra che sarebbe stato scritto, tra la prima e la seconda guerra mondiale, da un avvocato cugino dell’ex capomafia di Caccamo (Pa) Peppino Panzeca e che dall’81 sarebbe stato in mano di Totò Riina. Secondo gli inquirenti il documento poteva trovarsi nella casa di Riina che non è stata perquisita dopo il suo arresto

12 Giugno L’ex spia del Kgb in Italia negli anni Settanta, Leonid Kolossow, ascoltato dalla Commissione parlamentare sul dossier Mitrokin, ha dichiarato di avere incontrato più volte il capomafia Nicola Gentile e di avere saputo da lui che il giornalista Mauro De Mauro, vittima della lupara bianca, sarebbe stato ucciso per ragioni più legate alla politica che alla mafia e che il suo corpo sarebbe stato buttato in mare. Kolossow ha parlato anche del cosiddetto statuto della mafia, che gli sarebbe stato mostrato da Gentile
13 Giugno La Cassazione assolve dall’accusa di essere i mandanti dell’omicidio di Salvo Lima i capimafia Pietro Aglieri, Giuseppe Farinella, Giuseppe Graviano e Benedetto Spera, e conferma la condanna all’ergastolo per Salvatore Scalici e Salvatore Biondo, come esecutori materiali. In base a questa sentenza (che viene dopo un primo rinvio) escono di scena per il delitto Lima i componenti della cupola (di cui alcuni assolti nella precedente sentenza della Cassazione di due anni fa), tranne Totò Riina e Raffaele Ganci, il cui ergastolo è stato confermato in una prima sentenza della Cassazione, Michelangelo La Barbera e Nenè Geraci, i cui nomi (probabilmente per un errore) non sono stati inseriti nel dispositivo della sentenza e il cui ergastolo è passato in giudicato, Giovanni Brusca e Salvatore Biondino che non avevano fatto ricorso. La Cassazione, con questa sentenza, non avalla il cosiddetto “teorema Buscetta” secondo cui i componenti della cupola mafiosa, in quanto tali, sarebbero i mandanti di tutti gli omicidi di uomini delle istituzioni