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LETTERA DI PIETRO VALPREDA DAL CARCERE

Testo della lettera inviata da Pietro Valpreda alla Redazione di "Umanità Nova" (1)

Carcere di Regina Coeli 
14 Aprile 1970 


Cari compagni,
    vi accludo queste note che credo vi potranno servire, anche perché‚ vedo da "Umanità Nuova" che dovete spulciare notizie da altri giornali... Fatene l'uso che credete meglio. In carcere per ora, malgrado la grande repressione, vedo solo anarchici.
Saluti e anarchia.

Pietro

 (1) Chi è Pietro Valpreda? Per il "Secolo d'Italia" (19 dicembre) "una belva oscena e ripugnante, penetrata fino al midollo dalla lue comunista"; per "il Messaggero" (17 dicembre) "una belva umana mascherata da comparsa da quattro soldi"; per "La Nazione" (18 dicembre) "un mostro disumano"; per l'organo del PSU, L'"Umanità" (18 dicembre) "uno che odiava la borghesia al punto da gettare rettili nei teatri per terrorizzare gli spettatori"; per "Il Tempo" (18 dicembre) " un pazzo sanguina
rio senza nessuno alle spalle"; ecc. Questo per la stampa di destra. Per l'"Avanti!" (18 dicembre) è invece "un individuo morso dall'odio viscerale e fascistico per ogni forma di democrazia"; per "l'Unità" (19 dicembre) "un personaggio ambiguo e sconcertante dal passato oscuro, forse manovrato da qualcuno a proprio piacimento". Va detto, a parziale giustificazione dei due quotidiani di sinistra, che, subito dopo il suo arresto, da ambienti anarchici qualificati fu diffusa la notizia che da tempo si dubitava di lui: sul finire dell'estate al circolo Bakunin era giunta da Milano la segnalazione di tenerlo d'occhio. A quell'epoca alcuni anarchici milanesi del "Ponte della Ghisolfa" erano venuti a conoscenza del verbale d'interrogatorio di un loro compagno accusato degli attentati del 25 Aprile. Tra le varie domande rivoltegli dagli inquirenti una suonava presso a poco così: "E' vero, come ci ha detto Valpreda, che una volta gli hai chiesto degli esplosivi?".
    La cosa - con l'aggravante di una sospetta provocazione dovuta all'assoluta estraneità dell'anarchico ai fatti addebitatigli - venne segnalata a Roma. Solo a molti mesi di distanza, nel gennaio del '70, gli anarchici milanesi - venuti a conoscenza di un secondo verbale - scopriranno che si era trattato di un equivoco. Il verbale si riferiva all'interrogatorio di A.D.E., svoltosi subito dopo gli attentati del 25 Aprile. Vi compariva la frase: "Valpreda una volta mi disse che x gli aveva chiesto se conosceva il modo di procurarsi degli esplosivi".
    La dichiarazione di A.D.E., personaggio ambiguo che già gli anarchici consideravano con sospetto, venne attribuita dagli inquirenti, nel corso delle contestazioni mosse da x, a Pietro Valpreda, ed iscritta a verbale. Un vecchio trucco della polizia, che comunque, in questo caso, fece nascere sul conto di Valpreda una "voce" che, mai efficacemente smentita, ha ingenerato equivoci anche tra i militanti di sinistra. Alcuni dei quali sono tuttora convinti che egli, opportunamente "manovrato" dall'apparato, sia davvero l'esecutore materiale della strage di Piazza Fontana.
    Chi è Pietro Valpreda non sta a noi giudicare. In una vicenda che coinvolge profondamente la classe operaia e i militanti rivoluzionari del nostro paese di lui c'interessa il ruolo che occupa nel disegno reazionario complessivo: e, più in particolare - come già per Giuseppe Pinelli nel contesto dell'inchiesta e dell'istruttoria, che di esso sono parti organiche e inalienabili. Per questo, dal momento che si tenta - con un'ultima grottesca scappatoia - di farlo passare per pazzo, ci sembra opportuno allegare a questa contro-indagine un documento da cui - se non altro si può evincere che le facoltà mentali di Pietro Valpreda - come del resto le sue capacità deambulatorie - sono in perfette condizioni.
    Questa lettera è uscita da Regina Coeli clandestinamente, scavalcando la censura carceraria.


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