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OSSERVAZIONI CONCLUSIVE:

L’AGINTER PRESS NELLA STRATEGIA DELLA TENSIONE

E NELL’ "OPERAZIONE" DEL 12 DICEMBRE 1969

E I DIVERSI SEGMENTI DI INTERVENTO PRESENTI IN TALI AVVENIMENTI

Alla luce di quanto esposto nei capitoli precedenti, appare assai probabile che l’AGINTER PRESS sia intervenuta in Italia, sul piano dell’ispirazione e in parte sul piano operativo, nella strategia delle stragi e dei più gravi attentati e che la pista indicata nell’appunto del S.I.D. del 16.12.1969 (cfr. capitolo 58: si veda in particolare il testo originale nel fascicolo del S.I.D. intestato a GUERIN SERAC, vol.40, fasc.5, ff.18 e ss.) fosse tutt’altro che azzardata salvo, da parte degli estensori, abbandonare poi la stessa a dipingere GUERIN SERAC e Mario MERLINO come anarchici e filo-cinesi, forse in ossequio ad un accordo ad alto livello (cfr. capitolo 40) che prevedeva il mantenimento della "pista VALPREDA" pur senza giungere alla decretazione dello stato di emergenza e allo scioglimento delle Camere.

Si ricordi, oltre agli elementi sinora illustrati, che un testimone certo non in vena di collaborazione come Guido GIANNETTINI ha riferito di aver appreso in carcere, a Catanzaro, da Marco POZZAN che in Spagna, probabilmente intorno al 1974, lo stesso POZZAN (uomo di fiducia, si badi bene, di Franco FREDA) e Stefano DELLE CHIAIE avevano fissato un appuntamento con GUERIN SERAC e questi, a causa di un ritardo dei due italiani, aveva fatto una "lavata di capo" addirittura a Stefano DELLE CHIAIE, segno chiaro della subalternità a GUERIN SERAC di un personaggio pur così importante e carismatico come appunto DELLE CHIAIE (dep. GIANNETTINI, 16.7.1983, f.3).

Un indizio anche questo dell’esistenza di quella "linea di comando" GUERIN SERAC - DELLE CHIAIE - MERLINO (con la presenza quali elementi operativi , in Veneto e nel Nord-Italia in genere, degli ordinovisti invece che degli avanguardisti) indicata con decisione nell’appunto del 16.12.1969.

Nello stesso appunto, scritto in un’ottica "romana" (con attenzione, quindi, soprattutto a quanto avvenuto il 12.12.1969 a Roma più che a Milano), Mario MERLINO viene indicato quale autore materiale degli attentati di Roma, in particolare dei due attentati "minori" all’Altare della Patria, che sarebbero stati di "ripiego" in quanto in quel momento gli obiettivi originari, altre due banche della zona, erano già chiuse e gli attentatori si sarebbero liberati degli ordigni già attivati deponendoli contro un unico obiettivo, appunto l’Altare della Patria.

Si ricordi che se elementi di prova dettagliati e determinanti sono stati acquisiti in relazione alla responsabilità di Ordine Nuovo per gli attentati di Milano e gli altri attentati avvenuti soprattutto nel Nord-Italia prima del 12.12.1969, elementi non così diretti, ma comunque significativi e concordanti, sono stati acquisiti nei confronti di Avanguardia Nazionale in relazione quantomeno a due aspetti: la presenza a Roma di istruttori stranieri nel campo dell’uso di esplosivi (specialità, questa, dell’AGINTER PRESS che disponeva degli elementi dell’O.A.S.) e la materiale responsabilità per i due attentati all’Altare della Patria, cioè proprio quelli attribuiti a MERLINO, e quindi ad Avanguardia Nazionale, nell’appunto del S.I.D. concernente GUERIN SERAC.

Infatti:

- Carmine DOMINICI, esponente di rilievo di Avanguardia Nazionale a Reggio Calabria sino alla metà degli anni ‘70 (la cui collaborazione è stata prematuramente interrotta dalla diffusione del suo nome quale "pentito" ad opera di un giornalista del TG3), ha parlato diffusamente di tale JEAN, di origine francese e certamente proveniente dall’AGINTER PRESS, quale istruttore degli avanguardisti calabresi in materia di uso degli esplosivi e di confezionamento di ordigni (dep. a personale del R.O.S., 29.9.1994, f.2).

JEAN frequentava anche l’ambiente romano ed era tenuto in grande considerazione da Stefano DELLE CHIAIE (dep. citata, f.2).

Carmine DOMINICI ha anche parlato di alcuni timers, detenuti da Bruno GALATI di Reggio Calabria, tra il 1969 e il 1970, per conto della struttura di Avanguardia Nazionale di Roma, che questi non aveva voluto restituire costringendo gli avanguardisti romani, Carmine PALLADINO e Tonino FIORE, a scendere a Reggio Calabria per tentare, senza successo, di recuperarli con la forza (dep. citata, f.3).

Tale vicenda non è stata ulteriormente approfondita in quanto Carmine DOMINICI ha interrotto qualsiasi forma di collaborazione, ma potrebbe essere di notevole rilievo.

E’ certo, infatti, che i timers gelosamente tenuti dal GALATI (da tempo deceduto) non siano i più sofisticati timers elettronici detenuti da Carmine DOMINICI qualche anno dopo (int. DOMINICI, 30.11.1993, f.6) e si può quindi supporre che i timers finiti a Reggio Calabria siano parte di quelli acquistati da Franco FREDA, ceduti dopo gli attentati del 12.12.1969 a Cristano DE ECCHER e, come già ricordato nella sentenza-ordinanza del 18.3.1995 (cfr. capitolo 11), da questi ceduti, nel giro di breve tempo e con grande disappunto di FREDA, ad Avanguardia Nazionale e mai più recuperati.

- Carlo DIGILIO ha affermato di aver appreso, in tempi e circostanze diverse, da Marcello SOFFIATI subito dopo i fatti e, in seguito, da Giancarlo ROGNONI in Spagna, che principale responsabile dei tre attentati che erano stati commessi a Roma il 12.12.1969, contemporaneamente alla strage di Milano, era il gruppo di Avanguardia Nazionale (int. 7.8.1996, f.4, e 10.9.1996, f.4).

- Prima ancora di Carlo DIGILIO, già Vincenzo VINCIGUERRA aveva affermato "di avere avuto, a più riprese e in epoche diverse, notizie sulla partecipazione di elementi di Avanguardia Nazionale agli attentati del 12.12.1969 con riferimento specifico agli attentati di Roma" (int. 29.6.1992, f.1), pur rifiutando di soffermarsi, in sede di interrogatorio, sui particolari.

- Con riferimento a notizie apprese in carcere, Edgardo BONAZZI ha ricordato di aver avuto notizie da Nico AZZI che "i tre attentati romani erano stati commessi da uomini di Stefano DELLE CHIAIE" (dep. a personale del R.O.S., 22.2.1996, f.2).

- Anche Graziano GUBBINI, ordinovista di Perugia inserito a livello piuttosto alto nell’organizzazione e a lungo detenuto negli anni ‘70, ha affermato di aver appreso in carcere, durante i dibattiti interni fra i camerati detenuti in merito ai fatti di strage, che la cellula padovana era responsabile della strage di Piazza Fontana, ma che gli attentati "minori" di Roma all’Altare della Patria era stati invece commessi da Avanguardia Nazionale (dep. dinanzi ai G.I. di Bologna e di Milano, 24.1.1994, f.7).

Da queste notizie erano originate le "lezioni", in termini di pestaggio e accoltellamento, inflitte a FREDA, a FACHINI e a Giulio CRESCENZI (quest’ultimo appartenente alla struttura occulta di Avanguardia Nazionale) ad opera di altri camerati che erano contrari alla linea stragista (dep. citata, f.7).

- Infine, anche Giuseppe ALBANESE, esponente dell’ambiente di destra calabrese in seguito passato alle fila della malavita comune, ha affermato di aver appreso in carcere, nel 1971 dall’avanguardista Antonino TRIPODI, che gli attentati all’Altare della Patria erano stati commessi da elementi calabresi di Avanguardia Nazionale (dep. al G.I. di Bologna, 3.9.1992, f.3; vol.11, fasc.5).

I rapporti dell’AGINTER PRESS con Pino RAUTI e l’altra organizzazione di estrema destra, Ordine Nuovo, sono stati sottoposti ad ampia disamina, anche sulla base di documenti inediti esaminati presso l’Archivio del Ministero dell’Interno dal perito dr. Aldo Giannuli (pagg.149 e ss. dell’elaborato peritale).

Estremamente importante e indicativa della circolarità dei rapporti fra strutture eversive straniere, strutture eversive nazionali e apparati dello Stato dell’epoca è l’individuazione, grazie alla perizia, di colui che aveva promosso e favorito tali rapporti.

Si tratta del giornalista romano Armando MORTILLA, fondatore dell’AGENZIA NOTIZIE LATINE, militante del M.S.I. nel primo dopoguerra, trasferitosi nel 1972 a Madrid.

Armando MORTILLA, tuttavia, non era un semplice militante di destra, ma aveva svolto per un lunghissimi periodo, dal 1955 al 1975, l’attività di informatore per il Ministero dell’Interno, con il nome in codice ARISTO, fornendo notizie di primissima qualità (pagg.165 e ss. della perizia).

Ciò che è più interessante, ed è stato attentamente messo in luce dal perito, è tuttavia il fatto che ARISTO non fosse un semplice informatore in senso classico (cioè colui che fornisce notizie in merito ad avvenimenti che avvengono indipendentemente dalla sua volontà), ma piuttosto un "agente", cioè un soggetto che contribuisce in prima persona a determinare gli eventi in merito ai quali poi riferirà ai suoi referenti.

E’ infatti Armando MORTILLA, alias ARISTO, a promuovere e a tessere, fra il 1967 e il 1968, i rapporti, in precedenza inesistenti o generici, fra l’AGINTER PRESS e ORDINE NUOVO, prima organizzando il viaggio dell’ordinovista di La Spezia Piergiorgio BRILLO a Lisbona per partecipare ad un corso di addestramento e poi organizzando l’incontro, a Roma nel gennaio 1968 e di cui egli stesso è garante, fra GUERIN SERAC e Pino RAUTI.

Armando MORTILLA, quindi, non è solo un informatore, ma un agente che riferisce al Ministero dell’Interno ciò che ha organizzato evidentemente con il consenso di tale struttura dello Stato.

Estremamente significativo in tal senso è l’appunto risalente al maggio 1967 (che costituisce l’allegato 108 alla perizia; pagg.152-155 della medesima) in cui un anonimo funzionario del Ministero dell’Interno suggerisce ai suoi superiori l’opportunità che ARISTO possa "vincolarsi" il più strettamente possibile al gruppo di Lisbona in modo da funzionare da trait d’union per più approfonditi accordi specifici fra lo stesso gruppo di Lisbona e Pino RAUTI.

Per favorire ciò, secondo il funzionario, sarebbe utile fornire al gruppo di Lisbona, tramite ARISTO, notizie sulle attività riservate comuniste con particolare riguardo ai contatti tra le forze di sinistra italiane e i comunisti portoghesi e spagnoli e anche quelli dei Paesi africani, quindi notizie di sicuro interesse per l’AGINTER PRESS e ORDRE ET TRADITION (cfr. pag.133 degli allegati alla perizia).

E’ evidente che in tal modo il Ministero dell’Interno non si limita ad acquisire informazioni, ma le fornisce, anche al fine di favorire i contatti in Italia dell’AGINTER PRESS che viene quindi trattata più da organismo collegato che da struttura eversiva da controllare.

L’AGINTER PRESS non era quindi un’organizzazione di sapore quasi esotico, ma una realtà in costante contatto, sotto varie forme e attraverso diversi canali, con il nostro Paese.

E’ poi estremamente probabile che l’AGINTER PRESS disponesse di canali stabili di collegamento e di forme di reciproco aiuto con la C.I.A. e altre strutture americane.

Americano e reduce dal fallito sbarco a Cuba, alla Baia dei Porci, era Jay Simon SALBY, detto CASTOR, uomo di fiducia di GUERIN SERAC sul piano operativo.

Di stretta pertinenza delle strutture militari americane era l’esplosivo "C4" utilizzato per l’attentato all’Ambasciata d’Algeria a Bonn dell’estate del 1975.

In uno degli appunti a firma ARISTO, acquisiti ed esaminati nella perizia (cfr. pag.161 dell’elaborato e allegato n.115), questi scrive che, per esplicita affermazione di GUERIN SERAC, la struttura di Lisbona ha rapporti con la destra del Partito Repubblicano statunitense guidata dal senatore GOLDWATER e che i mezzi finanziari per le iniziative dell’AGINTER PRESS in Africa provengono a Lisbona direttamente dagli Stati Uniti (cfr. ff.81-82 allegati alla perizia).

Inoltre, in un documento del S.D.C.I. (servizi segreti portoghesi del periodo successivo alla Rivoluzione dei Garofani) acquisito da personale del R.O.S. e steso nel 1975 sulla base di materiale appartenente all’AGINTER PRESS e alla P.I.D.E., si annota che Robert LEROY, braccio destro di GUERIN SERAC con la sigla in codice T-BIS, dopo la sua scarcerazione a seguito dell’amnistia per i reati di collaborazionismo, si era specializzato nel contro-spionaggio e aveva raccolto, dal 1958 al 1966, informazioni per la N.A.T.O. (cfr. analisi del R.O.S. sul documento, acquisito in data 7.5.1994, vol.43, fasc.6, in particolare ff.6-7 e 46-47).

In sostanza è molto probabile che l’AGINTER PRESS abbia funzionato come una sorta di sub-agenzia, sia in Africa e in Sud-America sia in Europa, incaricata delle azioni meno confessabili che dovevano essere eseguite senza una compromissione diretta di organismi ufficiali per non creare problemi nè nei rapporti fra Stati nè, eventualmente, nell’opinione pubblica (cfr. pagg.180-181 della perizia).

La diretta provenienza di gran parte del gruppo dirigente dell’AGINTER PRESS dall’esperienza dell’O.A.S. (uno dei cui punti fermi era, fra l’altro, la cooperazione tra civile e militari, come avrebbero tentato di fare in Italia ORDINE NUOVO e i NUCLEI DI DIFESA DELLO STATO) garantiva di per sè la massima affidabilità nel lavoro di infiltrazione e nelle "azioni coperte" e cioè le forme di lotta che, secondo la teoria della guerra non ortodossa, risultavano particolarmente idonee, sino alla metà degli anni ‘70, a fronteggiare l’insidia rivoluzionaria (pag.181 della perizia).

In conclusione, l’AGINTER PRESS, lungi dall’essere una struttura lontana ed estranea, sembra essere stata uno dei "segmenti" che hanno fattivamente contribuito, in modo complementare (non potendosi contrapporre quella che è stata chiamata la "pista internazionale" alla "pista interna"), con l’intervento sia di strutture ufficiali sia di strutture apertamente illegali, a quella che nel nostro Paese è stata chiamata la "strategia della tensione".

Sintetizzando, senza pretesa di completa esattezza, quelle che sono state in questi anni le acquisizioni della presente istruttoria e delle indagini collegate, potrebbe affermarsi che:

- l’AGINTER PRESS ha fornito, a partire dalla fine degli anni ‘60, un "protocollo di intervento, valido anche per gli altri Paesi europei, alle organizzazioni dei singoli Paesi, fra cui l’Italia, in termini di tecniche di infiltrazione e di addestramento all’uso degli esplosivi, ispirando probabilmente anche singoli attentati o campagne terroristiche;

- ORDINE NUOVO è la struttura prevalentemente responsabile, in termini di esecuzione materiale, degli attentati del 12.12.1969 e di quelli che li hanno preceduti ed ha continuato ad operare successivamente attuando, tramite Gianfranco BERTOLI la strage alla Questura di Milano del 17.5.1973, molto probabilmente la strage di Piazza della Loggia a Brescia e la catena di attentati maggiori e minori, comprese alcune mancate stragi su convogli ferroviari, proseguita sino all’inizio degli anni ‘80;

- AVANGUARDIA NAZIONALE è probabilmente responsabile degli attentati "minori" del 12.12.1969 e, tramite il suo leader, Stefano DELLE CHIAIE, ha garantito, in una prima fase a Madrid e in seguito in Sud-America, il rifugio e la latitanza dei componenti di entrambe le organizzazioni, che venivano via via colpiti da provvedimenti giudiziari, in cambio della disponibilità degli stessi a rendersi complici e parte attiva nelle azioni "sporche" dei servizi di sicurezza di tali Paesi;

- l’Ufficio Affari Riservati del Ministero dell’Interno, cui anche tramite Armando MORTILLA (alias ARISTO) era ben conosciuta l’attività dell’AGINTER PRESS e dei suoi referenti italiani, ha verosimilmente reclutato e attratto nella propria orbita alcuni elementi operativi dell’estrema destra (fra cui, secondo le dichiarazioni di Vincenzo VINCIGUERRA e Martino SICILIANO, Delfo ZORZI a partire dal 1968), garantendo protezione ed instradando consapevolmente sulla pista anarchica le indagini concernenti i fatti del 12.12.1969;

- il S.I.D., autore dell’appunto di "compromesso" del 16.12.1969 (comunque non trasmesso in tempo utile all’Autorità Giudiziaria che stava indagando), è intervenuto soprattutto in una fase successiva, garantendo fra l’altro l’espatrio e la sottrazione agli inquirenti di Guido GIANNETTINI e di Marco POZZAN e, come si è esposto nella prima sentenza-ordinanza del 18.3.1995, "chiudendo" nel 1975 la fonte Gianni CASALINI, interna alla cellula di Padova;

- la struttura informativa americana ha infine controllato da vicino, tramite i suoi agenti, lo sviluppo degli avvenimenti attuando in parte un "controllo senza repressione", garantendo in parte un aiuto logistico (soprattutto al casolare di Paese tramite il prof. Lino FRANCO e più volte tramite Sergio MINETTO e Carlo DIGILIO) guardando con favore ad una possibile svolta in senso autoritario in Italia, favorita dagli attentati che venivano via via progettati e interrompendo, o quantomeno rallentando, tale attività di controllo e collusione solo alla metà degli anni ‘70 in ragione del mutato quadro internazionale.

Gli ulteriori sviluppi istruttori e dibattimentali, attesi a Milano, a Brescia e in altre sedi giudiziarie, diranno in quale misura tale chiave di interpretazione potrà essere ritenuta esatta.


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