Resent-Date: Thu, 23 Oct 1997 12:44:37 +0100 Date: Thu, 23 Oct 1997 12:45:02 +0200

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Subject: Why Gallarate?

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Salve a tutti...

 

Nell'affresco che ci ha fatto Giacomo dell'inaugurazione della mostra in questione mi pare di intravedere che gli sforzi compiuti da "gente come noi" per creare luoghi o non-luoghi della comunicazione, nuove interfacce dove poter praticare esperienze comunitarie, non sempre sono ricambiati a pieno.

Dunque il problema "soldi-non soldi, materiale-immateriale, celebrativo-non celebrativo, estetico-etico, soggetto-asoggetto, chiesa-galleria, feticcio-non feticcio, eccetera", (problema che avrebbe sicuramente bisogno di ulteriori

discussioni) ritengo che momentaneamente dovrebbe essere rimosso per elaborare una riflessione sul fatto che spesso, soprattutto in questi ultimi tempi, tutto il lavoro artistico e non che va nella direzione del premio Gallarate, "non viene capito". Perché accade questo ? Perché la maggior parte della gente che si trova di fronte a opere delle quali stiamo parlando si annoia, resta indifferente, addirittura se ne va ?. Sostenendo interamente, ce ne fossero ! (E questo lo comprova il fatto che collaboro a molti progetti di Tommaso e sono membro di StranoNetwork ) l‚operazione di Tommaso, e mi sembra giusta anche la scelta di ŚIsole nella Rete‚, ritengo che in questa sede non si debba analizzare l‚aspetto presentativo-rappresentativo, provocatorio o meno. Ripeto, occorre farsi delle domande, individuali o di gruppo (non vorrei istituire qui una sorta di psicodramma :-9) ; domande che riguardino gli obiettivi, le strategie, le poetiche ma in sintesi, brutalmente : dove vogliamo andare a parare quando si compie un‚opera d‚arte (visto che stiamo trattando di arte). Quindi proporsi di guardarsi allo specchio, non solo far guardare gli "altri". Questo non tanto per "essere capiti", quanto perché le nostre energie, singole e collettive, non vengano sprecate per niente, che insomma il bersaglio venga centrato.

Sto notando sempre più che nel mondo delle reti, o meglio nel territorio di tutte le esperienze collettive in generale, sta sta venendo a galla la propria componente polisemica, che personalmente ritengo positiva ; questo evidenzia la caratteristica della plurivocità ma anche quella della pluriequivocità. E‚ il caso allora di capire le dissonanze, le differenze, per meglio capirsi. Occorre il confronto. Fatta questa piccola precisazione ritorno al dibattito da voi iniziato nella lista.

Carlo Giovannella : "...che da anni sostengo che "l'arte dovrebbe essere fatta dai non artisti"" ;

Ti chiedo dov‚è la diversità, e poi se uno non si definisce artista, che gliene frega dell‚arte !

Io per esempio mi definisco artista e quello che faccio sono opere d‚arte, come ciò che sto scrivendo ; se dico il contrario, per te cambia qualcosa ?.

Tommaso Tozzi : "Per Tozzi il documentare il lavoro artistico che singoli o gruppi svolgono

nelle reti telematiche non ha bisogno di un "surplus" estetico che si concretizza in una presenza oggettuale all'interno di una galleria d'arte".

Perché porsi questo problema, non pensi che l‚estetica e l‚etica vadano a braccetto ?

Poi in riferimento alla presenza oggettuale o meno, penso che ultimamente cento acquerelli su carta valgono più di cento pagine web.

 

Claudio

 

 

 

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