Resent-Date: Fri, 21 Nov 1997 19:27:26 +0100 X-Sender: gverde@alessia.tvol.it (Unverified) Date: Fri, 21 Nov 1997 19:27:41 +0100

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Subject: scienza-artI-vita

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salve artipartysti

 

ho riletto con attenzione gli ultimi messaggi di Canali, Marco Fichera, Giuseppe Vergiani, Carlo Giovannella e l'ultimo Antonio Caronia.

 

E anche se a Giovannella non pare costruttivo questo modo di discutere a me pare senz'altro stimolante.

Mi piace vedere quanti "vocabolari" e interpretazioni scatenano alcune affermazioni.

In fondo stiamo tutti cercando in questo avvio di lista di creare e allargare "un minimo comune denominatore" che ci permetta di approfondire una o piu' direzioni di discussione.

 

A questo punto sento di l'esigenza di fare alcune dichiarazioni evidentemente "soggettive" - come del resto lo sono tutte - e un po' consuntive del mio pensare.

 

1) mi lasciano molto perplesso (tanto quanto affascinato) le citazioni scentifiche, le descrizioni di esperimenti o scoperte, usate per giustificare comportamenti artistici o politico-estetici. Forse perche' sono un autodidatta che non ha frequentato nessuna universita'?? Certe scoperte scientifiche possono essere utili come metafore "semplificatrici" ma ci vuole sempre anche l'esempio di un fatto, una esperienza, che ne giustifichi l'uso, altrimenti si rischia di dare alla scienza lo stesso valore dogmatico che una volta aveva la religione o l'ideologia.

 

2) Conosco Duchamp, Manzoni e un po' di storia dell'arte ma vorrei riuscire a fare un discorso nel presente senza dovermi giustificare con il passato, che comunque ci arriva sempre sotto forma di racconti non confutabili e sempre mutanti.

 

3) la definizione di arte e artista mi sta molto a cuore, non per "masturbazioni mentali" o peggio ancora per definire

>un ruolo ecosociale ? una categoria assicurativa e pensionabile ? cosa'altro ?

come dice Miglioli

ma perche' devo cercare di definire a parole, per comunicare a chi mi sta attorno, cosa faccio e chi sono.

Mi rendo sempre piu' conto che alla maggior parte della gente (anche tra chi frequenta questa lista) quando si nominano arte e artista appare in mente il lavoro della "rappresentazione" (pittura, scultura, scrittura ecc... anche con macchine elettroniche) e della "esposizione" (in galleria o in Internet) legate ad un sentimento di "libera espressione" degli individui per una crescita dello spirito (?) umano. A me pare che ormai la realta' contemporanea dimostri che il valore delle "rappresentazioni e delle esposizioni" sia dato da un sistema-mercato-mentale-diffuso che poco ha a che fare con la "libera espressione" degli individui. Anzi si basa sulla "mortificazione" della creatività dei compratori-maggioranza (attraverso l'esaltazione della figura dell'artista) cosi' come il mercato-pubblicitario si basa sulla frustrazione dei desideri, in modo da garantirsi sempre un pubblico pagante convinto di non essere "creativo". Vedi qualsiasi rivista d'arte o servizio TV.

Se l'artista e' colui che provoca emozioni attraverso l'organizzazione di segni e materiali allora anche i pubblicitari sono artisti. E anche tanti artigiani che sono certamente piu' emozionanti di tanti "artisti". Ma per me la questione non e' provocare emozioni o sentimenti quanto piuttosto contribuire al miglioramento delle condizioni umane e del pianeta. Anche se non siamo piu' al "centro" di niente. Posso tranquillamente sottoscrivere l'affermazione di T.Tozzi in risposta al Miglioli:

>L'arte dunque e' quella parte della vita che difende non solo il diritto individuale all'autonomia e al libero arbitrio, ma contemporaneamente garantisce una forma di mutualismo ad ogni altra entita' che coevolve con tale individuo.

come sono d'accordo con Miglioli:

>io credo che scienziato, artista, scrittore eccetera dovrebbero fondersi in ognuno e dare vita ad una genìa di esseri tattici e strategici, in un mondo che elide la domanda nel momento stesso in cui viene posta...

Devo confessare che solo di fronte al trittico di Boccioni "Stati d'Animo" mi sono veramente emozionato ma certanemete nemmeno quella esperienza mi e' servita per migliorare la mia vita o la mia consapevolezza, anche se illusoria, del cose.

Insomma per farla breve: non mi pare che occuparsi ingenuamente di "rappresentazioni" in nome dell'arte, dello spirito creativo, o di chi sa cosa, serva a migliorare il mondo, anzi...; io mi riconosco in un comportamento "artistico" che si preoccupa di fare "azioni" piuttosto che "rappresentazioni" e mi interessa confrontarmi con le persone che si muovono in questa direzione, per cercare di migliorare il proprio agire e riuscire a segnalarlo come ulteriore possibilità dell"espressione artistica".

Ma mi interessa dialogare anche con chi continua ad occuparsi di "rappresentazioni" perche' nel mio agire posso usare anche questa modalita' di azione-comunicazione.

Infatti non e' un caso se:

>Le nostre opere, i nostri oggetti, le nostre macchine digitali, continuano invece a trasmettere senso anche al di fuori di un museo o di una galleria, ad infiniti livelli, accettandoli tutti e adattandosi a tutti, da brave macchine complesse che sono

(come dice Mario) perche' non si fermano al problema della "rappresentazione-esposizione" ma si preoccupano di essere "interfaccie-attive" verso esperienze cognitive (ed emotive) che spostino l'attenzione dal prodotto al processo, perche' pensiamo che questo "spostamento" sia un avanzamento evolutivo. E finalmente arriva in lista anche il messaggio di Antonio Caronia:

>Per chi, come me, è

>più interessato al loro uso "rivoluzionario", dovrebbe però essere chiaro che o le nuove tecnologie ci aiutano a riportare l'arte alla sua originaria funzione di produzione e di diffusione di "senso" sociale (non di "significati" dell'opera!), o non sono nulla.

Certo perche' il "fare artistico" non e' mai separato dal senso sociale e politico (anche se vorrebbe).

Fare finta di essere in una "zona libera dal senso sociale" come spesso fa chi si occupa di sola "rappresentazione" ti mette in realtà dalla parte di chi sfrutta il sapere, l'arte e la comunicazione per il dominio personale e il controllo sociale.

Per questo un acquarello anche se bellissimo rischia di essere un "crimine contro l'umanita'".

Una volta pensavo che agire sull'Immaginario Collettivo attraverso la sperimentazione e la creazione di nuovi linguaggi (rappresentazioni) si sarebbe poi riversato sul mondo modificandolo (in meglio naturalmente ;-). Adesso credo che non si tratti di agire Sull'Immaginario ma CON l'IMMAGINANTE Collettivo, inteso come sistema di relazioni e tecnologie per la comunicazione-produzione di senso, attraverso azioni o oper'azioni condivise che agiscano direttamente nel "mondo" e non solo sulla sua immagine. In questo vale la pena di spendere creatività e sentimento, e gli strumenti da affinare non sono solo tempere o computer ma anche comportamenti sociali. In questo sta il connubio tra arte e vita. Per me questo è fare arte.

Ma non lo e' per tutti - nemmeno per mia mamma! :-)) Quindi potrei sbagliarmi, e mi sento di riconoscere come legittime anche le altre interpretazioni di arte, solo vorrei che nessuno si arrogasse il diritto di essere il depositario della "vera arte" per questo preferisco parlare di artI, al plurale e con la I maiuscola, e vorrei che le artI fossero definite in base alla funzione sociale piuttosto che in base alle tecniche usate (come pittura, video o computer) ... o forse in base all'uso della "rappresentazione" e dell'"azione" che viene fatta o del tipo di "esperienza" che propone ... Non per decidere chi sono i buoni e chi i cattivi (che potrei liberamete passare da un'arte all'altra, come in effetti un po' gia' faccio) ma semplicemente per essere riconosciuto dai miei simili in questa fase di mutazione e perche' l'esperienza che ho accumulato in questi anni possa essere condivisa e sviluppata con-da altri.

 

per ora e' tutto

 

giac

 

 

 

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