BABILONIA STA' BRUCIANDO...

Verso la fine degli anni'60 avviene l'evoluzione da Rock Steady al Reggae, e con Reggae si affermerà la cultura del rastafaranesimo e dell'orgoglio della razza nera, prende forma la voglia di rivolta verso secoli di oppressione da parte dei bianchi.
Anche i ghetti caraibici delle città inglesi e soprattutto londinesi esploderanno di questa rabbia reggae, e per tutti gli anni '70 il Regno Unito sarà scosso da varie e famose rivolte, soprattutto in occasione del famoso carnevale caraibico di Notting Hill Gate.
Ma un altra cosa scuoterà l' Inghilterra, questa volta non un qualcosa identificabile al "marcio" portato dagli immigrati, ma bensì ai giovani bianchi, inglesi che più inglesi non si può, giovani non necessariamente ghettizzati e identificabili, ma potenzialmente figli dell'inglese qualunque,  figli di uno strato sociale che spazia dal proletariato alla piccola borghesia, questa cosa si chiamerà PUNK.
Il punk prima di diventare una moda, era comunque una rivolta, magari senza ideologia, sicuramente senza pretese, ma una rivolta lo era davvero. Rivolta e rifiuto. Rifiuto delle istituzioni, rifiuto di tutti quei canoni bigotti e tradizionali, Punk erano gli schemi che saltavano, voleva dire nichilismo poichè specialmente all'inizio rappresentò un qualcosa impossibile da canalizzare. Attraverso la provocazione e l'autolesionismo il punk rappresentò la crisi della società inglese e dei suoi valori puntualmente messi in discussione. E anche musicalmente il Punk creò una vera rivoluzione nel modo  di concepire la musica: i virtuosismi e i canoni andarono a farsi fottere con la musica, la musica Punk era qualcosa alla portata di tutti, anch'essa difficilmente canonizzabile la poteva fare chiunque, bastavano tre accordi, qualche urlo e tanta energia.
Il punk si contraddistinse in due ondate, la prima , durata lo spazio di 2 anni, '76 - '78, naufragata tra autoannientamenti e evoluzioni commerciali e la  seconda, probabilmente la più reale e genuina caratterizzata da più filoni.
A questo punto ci si potrà chiedere cosa cazzo c'entra il punk con il reggae e le rivolte razziali,  ma invece esistono delle analogie. Il punk fu probabilmente la risposta bianca al reggae, la famosa "WHITE RIOT" inneggiata dai CLASH, i quali la Jamaica l'hanno sempre amata, e la loro  "Police & Thieves" che è nel loro primo album " THE CLASH" uno dei manifesti del punk '77,  altro non è che la cover di una bellissima canzone del jamaicano  JUNIOR MURVIN, colonna sonora delle rivolte al   Notting Hill Gate Carnival. Infatti anche se il punk fu in realtà una musica "tutta bianca" per una rivolta "tutta bianca" in parallelo al reggae, alcuni gruppi punk oltre ai famosissimi Clash si ispirarono alla rabbia reggae. Uno di questi furono i RUTS.

I RUTS sono stati sicuramente uno dei gruppi più innovativi e musicalmente validi della seconda ondata punk.

Nella loro musica seppero brillantemente condensare la rabbia  del punk più stradaiolo e  i caldi ritmi  reggae. Quando nel 1979 uscirono con la bellissima hit "BABYLON'S BURNING", e il loro primo album "THE CRACK,  i Ruts si affacciarono prepotentemente nella scena, con tutte le premesse di diventare uno dei gruppi punk di spicco degli anni '80. Premesse che vennero comunque spezzate nell'estate del 1980 quando il cantante Malcolm Owen fu stroncato da un overdose.
I Ruts si contraddistinsero anche per un certo impegno sociale supportando organizzazioni come ROCK AGAINST RACISM e suonando per molti benefit in solidarietà con i lavoratori in sciopero. Oltre ai dischi già detti da citare i '45 "IN A RUT", "SOMETHING THAT  I SAID" e la bellissimo reggae "JAH WAR", tutti editi dalla Virgin nel 1979.
Altri dischi da segnalare:
STARRING AT THE RUDE BOYS  '45 1980
WESTONE  '45 1980
GRIN AND BEAR IT  '33 1980
LIVE AND LOUD '33  1987
THE PEEL SESSIONS ALBUM '33 1990
I Ruts appaiono inoltre in diverse OI! compilations 
della Link.
Con i Ruts viene varcato il confine tra il Reggae e il Punk, e bruciare Babilonia non significa più soltanto distruggere la  società bianca che opprime i neri, ma bensì una società  opprimente e bigotta  divisa tra poveri e ricchi, da ghetti e da contrasti sociali, il male sia per i ragazzi neri  sia per quelli bianchi.