I MOLTEPLICI PERCORSI DELL'INTERATTIVITA'

Conversazione amichevole tra Massimo Contrasto e Tommaso Tozzi
9-aprile-1993


MASSIMO. ...Ho sempre pensato che esistano diversi livelli di interattivita', che non si possono classificare in maniera univoca, perche' sono tutti collegati, interattivi fra di loro; e cioe' e' interattivo gia' il momento in cui accendo o spengo il videoregistratore, ma e' un livello di interattivita' che mi puo' coinvolgere solo in quel modo, on/off, mentre l'interattivita' di una ricerca ipertestuale e' una cosa ben diversa perche' cambia proprio il modo di assimilare informazioni...

TOMMASO. Si, sicuramente ci sono piu' livelli. Quindi la nostra e' una scelta di cosa ci interessa definire come interattivo. Non dunque le situazioni del tipo ON/OFF, bensi' quelle dove si viene a stabilire un dialogo fra due o piu' persone...

MASSIMO. Quindi dove c'e' comunicazione, fondamentalmente...

TOMMASO. Esatto, dove c'e' comunicazione...

MASSIMO. Quindi si puo' dire che un livello di interattivita' interessante e' quello in cui c'e' una forma di comunicazione, che non e' una semplice trasmissione di dati, informazioni, ma implica un coinvolgimento esistenziale degli interattori; e un livello di interattivita' di questo tipo puo' chiaramente essere trovato nelle situazioni di reti telematiche, e questo mi sembra che sia un po' anche il tuo interesse fondamentale...

TOMMASO. Una comunicazione in cui le due parti hanno lo stesse possibilita' di parola; una uguale disponibilita' di mezzi e di liberta' di esprimersi. Mi sembra inoltre importante far capire che puo' essere considerata interattiva anche una situazione in cui non vi sia un dialogo diretto tra persone, bensi' tra un individuo e una macchina, quando questa macchina funga da contenitore di un archivio di informazioni che in qualche modo diventano una forma 'reale' di reale simulato. Una realta' che non sia di tipo seriale, con un percorso unico, bensi' qualcosa di ricco, quanto puo' esserlo la natura, il mondo che ci circonda; qualcosa con molteplici percorsi possibili. Ricco anche, e soprattutto, se hanno partecipato a costruire questo contenitore/reale tante persone che hanno lasciato le loro tracce sotto forma di file digitale. Un archivio di storie digitali che evolvono continuamente in tempo reale a seconda dei collegamenti degli utenti, dei loro scambi e di cio' che essi lasciano durante il loro tragitto.
Solo un archivio di questo tipo puo' effettivamente simulare ll reale. Un archivio che dia lo possibilita' alle persone di scegliere in ogni momento una strada nuova, cosi' come accade quando si cammina in mezzo a un bosco.
Cio' che accade spesso ora e' invece il sentir propagandare come interattivo o come ipertestuale alcune applicazioni che si limitano ad aumentare di poche unita' il numero dei percorsi possibili, costringendoci di fatto a fare cio' che vogliono loro.

MASSIMO. Secondo me queste forme di comunicazione legate ai nuovi media di cui stiamo parlando sono ancora veramente gli albori di una rivoluzione. Come il libro ha cambiato la situazione sociale globale, questi nuovi media stanno facendo altrettanto in maniera per noi abbastanza poco classificabile o definibile perche' la stiamo vivendo. Pero', di fatto, quelli che te chiami esperimenti limitati o cose abbastanza marginali, secondo me possono diventare un po' una forma se non la forma principale di educazione e di cultura, se vogliamo utilizzare questa parolaccia, di cui potremo disporre nei prossimi anni. Di cui si potra' disporre a livello planetario, nel senso che poi il discorso delle banche dati e' tutto li'. Io posso interagire con un ipertesto o con un film interattivo, come quello che stanno presentando a New York adesso, solo entro i limiti delle scelte del programmatore, pero' nel momento in cui le scelte del programmatore non saranno piu' limitate alla presentazione di possibili alternative di un film, e cioe' al decidere con l'interazione del Joystick sulla poltrona se far vincere il cattivo o il buono,ma metteranno a disposizione la possibilita' di interagire con le informazioni di quella che e' vista come la conoscenza umana in generale, nel momento in cui si possa ipotizzare un accesso veramente libero ai dati e alle informazioni utili all'umanita' stessa e' chiaro che cambia completamente il modo di rivolgersi alla cultura stessa e il vedere come interattivo un libro oppure un ipertesto per tornare al solito esempio o un viaggio in una realta' virtuale, e' una cosa che non possiamo ancora inquadrare bene nella vera portata perche' le stiamo vivendo come i primi passi di una tecnologia e secondo me e' molto piu' importante di quanto ancora non si veda.

TOMMASO. Bisogna comunque dichiarare i nostri obbiettivi per differenziarli da quelli di chi lavora solo per il mercato.
Ora, all'interno del campo dei nostri interessi io farei questa distinzione: da una parte una comunicazione interattiva intesa come dialogo diretto tra persone; dall'altra una forma di comunicazione sempre interattiva, ma indiretta in quanto viene affidato a un mezzo tecnologico (una banca dati telematica) il contenimento di una struttura che funge da spazio virtuale all'interno del quale la gente puo' vivere come se vivesse in uno spazio reale, e dunque fare esperienze su materiali virtuali che sono stati costruiti da tutti.

MASSIMO. Ecco questo e' il punto fondamentale: costruiti da tutti. Il momento in cui si comincia a rendere evidente la capacita' rivoluzionaria di queste tecnologie, e cioe' il mettere a disposizione di tutti una conoscenza che prima era comunque molto meno accessibile, significa mettere in pericolo tutte le strutture di potere, che chiaramente faranno di tutto per evitare di veder crollare miseramente nel giro di poco tempo tutta una serie di facilitazioni. E da questo punto di vista diventa importantissimo capire come saranno gestite le masse di informazioni, di dati disponibili. Gia' adesso e' una situazione molto confusa, perche' da una parte le multinazionali hanno tutto l'interesse a vendere degli oggetti che appunto favoriscono la multimedialita' interattiva, e quindi di riflesso anche la comunicazione, e dall'altra parte pero' non possono che cercare di rallentare un processo in cui il mercato finisce per mangiare se stesso. Nel momento in cui tutte le persone, in linea teorica, possono avere accesso a informazioni che finora si possono ottenere solo a pagamento, la questione diventa di nuovo di un'esplosione della conoscenza umana, cosi' come era stata appunto per la stampa.

TOMMASO. Si, quello della liberta' di accesso nell'informazione e' un grosso problema attuale, qualcosa su cui e' giusto portare avanti un discorso, ma e' leggermente diverso da cio' che dicevo io; ovvero vi sono diversi aspetti che vanno analizzati se vogliamo cercare di aprire le tradizionali barriere alla comunicazione.
Cerco di spiegarmi portando come esempio il Centro per l'arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato. Tale museo possiede il C.I.D., un archivio elettronico documentativo dell'arte. Il C.I.D. contiene molte schede su l'arte del passato e contemporanea, ma come servizio e' molto costoso, quindi, secondo l'idea dell'accesso libero all'informazione per tutti, se si riuscisse a far diventare l'archivio del C.I.D. un qualcosa di gratuito o di accessibile per poche lire e se si desse a tutti i mezzi per collegarvisi (e la cultura per utilizzare questi mezzi) questo sarebbe un atto positivo. Bene, questo e' un aspetto, ma ce n'e' almeno un altro che consiste nel rivedere totalmente quella che deve essere la struttura di un museo. Un museo non deve essere solamente un contenitore di lavori del passato o del presente selezionati da qualcuno che li sceglie e li mostra al pubblico (anche tramite il C.I.D.). Un museo per me deve essere un contenitore nel senso piu' ampio possibile: una struttura che contiene dati che devono essere selezionabili, realizzabili e usufruibili da tutti. Solo cosi' si crea uno spazio virtuale democratico e interattivo.

MASSIMO. Questo e' il concetto del luogo aperto, e il luogo aperto mi sembra che sia fondamentale appunto anche in quello che dicevo, nel senso che, prendiamo ad esempio i cellulari. I cellulari sono di fatto una comunita' virtuale, nel senso che te fai quel prefisso e e' come se chiamassi una citta' ideale a cui appartengono solo i possessori dei telefonini cellulari. Se tu hai il telefonino cellulare tu sei un libero utente di questo luogo aperto. Ora il telefonino cellulare e' una cosa che mentre da una parte puo' essere utile, ha presentato tutta una serie di connotazioni negative non da poco, perche' di fatto si e' imposto immediatamente anche come status-symbol e la stessa cosa teoricamente succedera' anche per le nuove tecnologie man mano che si presenteranno piu' potenti, piu' interattive e piu' diciamo 'virtualmente' aperte; perche' appunto il prefisso del cellulare non e' un luogo aperto. Un luogo aperto io lo intendo come la possibilita' di interagire senza dover pagare. Quello mi sembra ovviamente basilare. Pero' si ritorna al discorso di prima: le multinazionali gia' adesso, e' passato sotto silenzio, fanno pagare sui mini disc e sui compact disc riscrivibili una percentuale di soldi che noi pagheremo per un reato virtuale, ovvero il fatto che noi potremmo copiare su questi supporti dei pezzi con il copyright. Questo problema che gia' si era presentato con i nastri registrabili e con i videoregistratori, e' diventato ora un punto forte e nello stesso tempo ineliminabile, perche' e' la tecnologia stessa appunto che da una parte non puo' fare a meno di offrire piu' possibilita' di comunicazioni, di trasmissione dati, a un costo minore, pero' nello stesso tempo non puo' mettere tutto a disposizione di tutti immediatamente, come gia' in realta' sarebbe possibile. Io posso gia' adesso manipolare qualsiasi canzone musicale o film o immagine a portata del mio computer sapendo che, almeno in teoria, e' una cosa fuorilegge. Questo qui' e' uno dei temi, credo piu' importanti, perche' il discorso del copyright evidentemente e' una cosa che le multinazionali continuano a nascondere, come se fosse un cadavere nell'armadio, e pero' a far pesare nel momento in cui l'utente deve pagare il nastro da registrare.

TOMMASO. Facciamo il punto della situazione: il copyright come dici te e' un limite alla democraticita' dell'informazione e quindi alla possibilita' interattiva. Oltre al copyright anche il costo eccessivo dell'uso di questi mezzi e' un altro limite. Quindi non basta che esistano delle strutture potenzialmente interattive, ma bisogna vedere come queste strutture vengono utilizzate e tra le due cose che bisogna mettere come diritti inalienabili ci sono dunque il diritto al no copyright e il diritto a un basso costo dell'informazione.
Inoltre, vi e' un'altra cosa importante se vogliamo costruire un'effettiva "comunita'" virtuale: bisogna innanzi tutto spostarsi dal tipo di interattivita' realizzata tramite il cellulare, un'interattivita' tra due sole persone e che non si apre a un dibattito di gruppo...

MASSIMO. ...anche se con le teleconferenze...

TOMMASO. ...si bisogna che siano collegati in rete piu' cellulari per avere un dialogo di gruppo, comunque, se vogliamo avere delle effettive comunita' virtuali bisogna che esistano delle strutture che fungano da contenitori e che questi contenitori siano accessibili a tutti e tutti possano transitarvi liberamente con la totale liberta' non solo di leggere l'informazione in essi contenuti, ma anche di poter inserirvene nuove.
Bisogna capire qual'e' il nostro obbiettivo. Se il nostro obbiettivo e' di avere una comunicazione interattiva, e per essere interattiva mi sembra che siamo daccordo sul fatto che deve essere anche democratica...

MASSIMO. ...positiva, deve costituire un arrichimento e una crescita per le persone...

TOMMASO. ...ecco, se il nostro obbiettivo e' questo, se si vuole raggiungere questo modello culturale di distribuzione dell'informazione e di realizzazione della cultura, proviamo a vedere cio' che e' stato fatto nel passato in questa direzione. Nel passato diversi movimenti culturali hanno cercato di abbattere quelle parti della cultura che creavano dei limiti a tale modello, quali ad esempio i canoni estetici che formalizzavano l'ambito artistico all'interno di certe modalita' fisse del fare arte.
L'esempio piu' lampante e' Fluxus quando dice che l'arte e' uguale alla vita, quando Chiari asserisce che "l'arte e' facile", quando Cage per fare musica sta in silenzio e lascia che siano gli spettatori a fare musica, quando in pratica si esce fuori dalle gallerie, dai musei, dai canoni estetici per entrare nella vita e diventare fruitori estetici in ogni attimo quotidiano; secondo l'idee fluxus in ogni momento siamo potenziali creatori di arte, siamo degli oggetti estetici noi stessi.
Il discorso dunque e' gia stato formulato in questi termini, e' gia' stato affrontato il problema dell'interattivita' per dire: facciamo una cultura che sia dialogo, che sia il piu' possibile aperta, che non abbia limiti e che sia gratuita, giochiamo con il nostro corpo e non spendiamo per comprare colori e pennello. Quello che succede adesso con la tecnologia e' un rafforzamento degli sforzi compiuti in questa direzione. Si tratta di vedere dove questa idea, che e' gia' stata formulata, puo' essere potenziata per avere piu' forza per essere risolta.

MASSIMO. Tu prima hai detto che ci sono questi due punti che sono in contrasto con questi obbiettivi: da una parte la poca economicita' dei supporti su cui basare queste forme interattive e dall'altra parte il copyright, ovvero la volonta' politica delle multinazionali di mantenere un controllo sui dati stessi. Per quello che riguarda l'economicita' dei mezzi, credo che sara' un processo lento ma inevitabile quello per cui, citando Negroponte, "l'elaborazione multimediale, la televisione interattiva e televisione comune, diventeranno la stessa cosa, stanno andando tutte nella stessa direzione", si suppone cioe' che entro l'anno duemila, cosi' come oggi abbiamo un televisore in quasi tutte le case in buona parte del mondo, vi saranno al posto dei televisori delle postazioni interattive da cui poter scegliere diversi tipi di dati con cui poter interagire. In questo senso credo che l'abbassarsi dei costi per quantita' dei dati che si e' avuta dall'inizio degli anni ottanta con l'avvento dei personal computer fino ad oggi sia una tendenza costante. Si potra' avere una sempre maggiore quantita' di dati a costi sempre minori. Dunque, inevitabilmente, si arrivera' ad avere una televisione interattiva con un costo paragonabile al canone televisivo attuale o a cose comunque che sono fatte pesare come una tantum per un accesso poi anche continuativo volendo. E questo e' un punto. Per quel che riguarda il 'no copyright' invece, la questione e' molto piu' complessa perche' chiaramante si parla di economie mondiali in cui le multinazionali rischiano di scomparire nel giro di breve tempo perche' non possono contare piu' su certi tipi di introiti; dunque e' chiaro che rimarra' una pratica illegale, piu' o meno tollerata, piu' o meno accettata, fino a che' non si trova il modo di superare l'ostacolo. Pero' la vedo come una questione politica che viene fin troppo facilmente nascosta sotto motivazioni economico morali.

TOMMASO.
Per questo basta non affidare la nostra vita esclusivamente a cio' che ci propongono le strutture ufficiali.
Giochiamo sulle proposte.
Non limitiamoci a fare critiche alle strutture economiche esistenti, ma facciamo la nostra proposta. Visto che abbiamo individuato quali sono i nostri obbiettivi e quali i modelli di comunicazione che riteniamo giusti, possiamo definire una proposta di questo tipo: creare noi stessi delle strutture che abbiano tutte le caratteristiche di cui abbiamo parlato fino ad adesso. Se dunque non abbiamo la possibilita' di accedere a l'enorme mole di informazione musicale, pittorica, testuale, ecc., che sono 'legalmente' in mano alle multinazionali, questo non ci impedisce di costruire la nostra struttura, il nostro grande contenitore 'aperto', dove ci andremo a inserire le cose fatte da noi e dove ognuno potra' contribuire inserendo cio' che vuole. Realizzare questa proposta a livello teorico non e' difficile, anzi credo che si trova immediatamente molte persone disponibili a parteciparvi. Ma anche il realizzarla a livello pratico e' ugualmente facile se non ci si pone il problema di dover avere lo stesso livello di qualita' ottenuto dalle strutture messe in piedi dalle multinazionali. Una struttura piu' rozza, ma a basso costo, puo' essere realizzata anche con le nostre uniche forze.
Quindi puo' essere creata una rete telematica (e gia' ne stanno nascendo alcune).
Una rete che mette in connessione persone da tutto il mondo per costruire una 'comunita' virtuale' intorno a questa rete telematica. Una comunita' virtuale di persone sparse in tutto il globo che si collegano tramite il computer a dei contenitori; e in questi contenitori circola il materiale immesso da tutte le persone sparse nel globo. Una rete quindi che scambi il materiale che parte dall'Italia per arrivare in Germania e da li in Giappone fino in America e cosi' via; in modo che tutti possano venire in possesso di questo materiale. Non solo vederlo ma venirne in possesso per rielaborarlo.
E questo materiale che cosa puo' essere? Puo' essere immagini, possono essere testi, musica. Ma non solo: puo' essere anche ipotesi di strutture e di interfacce di uso del contenitore stesso. In questo modo le persone connesse in questa rete potranno decidere anche le modalita' con cui altri utenti si collegheranno alla rete.
Si puo' creare l'ipotesi di fare delle strutture telematiche aperte che abbiano come opzione possibile quella di dare all'utente la possibilita' di inserire il proprio modello di cyberspazio o spazio virtuale all'interno del quale gli altri utenti si collegheranno. Quindi non solamente dati che saranno visti o letti, ma dare la liberta' totale alle persone di decidere come funziona questa struttura e di come deve essere gestita.
Inoltre tutti devono avere la possibilita' di avere accesso a qualsiasi parte di questo contenitore.
Non vi sara' alcuna illegalita' in tutto questo, poiche' il materiale ivi contenuto sono informazioni cose immesse con il consenso a un no copyright delle stesse.
Potranno esservi tantissime cose interessanti e dunque questo enorme network globale puo' avere come conseguenza una concorrenza verso i network ufficiali, i network a pagamento, quelli dove esiste difficolta' di accesso o perche' l'accesso viene comunque negato o perche' l'accesso viene consentito solo con costi molto elevati o perche' viene consentita solo la visione del materiale e non l'usufrutto, non la totale liberta' di prendere possesso del dato per rimanipolarlo. In questo enorme network globale alternativo sara' fornita invece la possibilita' di accedere a materiale usufruibile da tutti e tale caratteristica costringera' i gruppi di potere che gestiscono il sistema economico a rivedere le proprie pretese. La concorrenza del network alternativo rubera' utenti alle strutture ufficiali, che non potranno fare altro che venire incontro alle esigenze degli utenti che li abbandonano, abbassando i prezzi o creando strutture piu' democratiche, strutture dove non vi saranno piu' limiti quale il copyright.
Questo, realisticamente, sara', secondo me, il principale aspetto positivo della creazione di questa rete telematica alternativa che non avra' sicuramente il grado di qualita' delle strutture ufficiali, sara' molto piu' rozza e povera, pero' avra' una tale forza di coinvolgimento sociale, in quanto piu' umana, che di fatto costringera' il sistema economico a rivedere se stesso.

(segue)