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LA DEVASTAZIONE DELLA SEDE DEL P.C.I. DI CAMPALTO AVVENUTA IL 9.10.1968

L’azione contro la sede del P.C.I. di Campalto, nei pressi di Mestre, più legata ad una pratica di violenza politica che ad un programma terroristico, ma comunque indicativa della determinazione del gruppo di Delfo ZORZI, è stata così rievocata da Martino SICILIANO:

"....L'azione contro la sezione del P.C.I. di Campalto, di cui ho già fatto cenno a pag.4 del mio memoriale, fu commessa nell'autunno del 1968 da ZORZI, MARIGA, me stesso, e da una quarta persona che potrebbe essere Piercarlo MONTAGNER, anche se non ne ho l'assoluta certezza.
Fu un'azione estemporanea legata allo scontro politico dell'epoca.
Eravamo con l'autovettura GIULIA di MARIGA e attendemmo nei pressi della sezione sino alla chiusura di un bar vicino perché in tal modo potevamo agire indisturbati.
Erano quindi le prime ore del mattino, sfondammo la porta, danneggiammo i mobili e il materiale propagandistico, svuotammo gli schedari e incendiammo tale materiale e i mobili con della benzina che avevamo portato con noi.
Asportammo la bandiera del Partito Comunista e ci allontanammo.
Avevamo il volto coperto con calze da donna di nylon.
Sono convinto che la bandiera del Partito Comunista avvolgesse parte delle armi ritrovate poco tempo dopo a MARIGA al casello di Mestre sulla sua stessa GIULIA. Fu lo stesso MARIGA, pochi giorni dopo la sua scarcerazione, a riferirmi tale circostanza, anche se è possibile che gli operanti non si fossero accorti che nella vettura si trovasse la bandiera in parte rovinata."
(SICILIANO, int.6.10.1995, ff-2-3)

In un successivo interrogatorio, Martino SICILIANO ha precisato che l’obiettivo era stato individuato da Giampietro MARIGA, che conosceva molto bene la zona, e che la Sezione era stata messa a soqquadro anche per sottrarre l’elenco degli iscritti poiché alcuni militanti stavano svolgendo opera di "controinformazione" sulle attività di Ordine Nuovo (int. 9.8.1997, f.3).

La descrizione dell’episodio offerta da Martino SICILIANO corrisponde perfettamente al contenuto degli atti redatti all’epoca dalla Polizia (cfr. nota della Digos di Venezia in data 3.5.1995 e atti allegati, vol.8, fasc.3).

L’azione, come si desume dagli articoli di stampa acquisiti dalla Digos di Venezia, aveva suscitato notevoli reazioni a livello locale sia per l’entità dei danni subiti dalla Sezione (per circa 800.000 lire, all’epoca) sia per lo sfregio rappresentato dall’asportazione della bandiera del Partito.

Anche in relazione a tale episodio le ammissioni di Martino SICILIANO non sono rimaste un dato isolato e privo di riscontro.

In primo luogo Giancarlo VIANELLO ha ricordato di avere ricevuto da Martino SICILIANO, già nell’immediatezza del fatto, la confidenza della sua partecipazione, insieme a Delfo ZORZI, ad un’azione di danneggiamento contro una sede del P.C.I. nei pressi di Mestre (int. 11.7.1995, f.2).

Anche Roberto MAGGIORI, uno dei componenti minori del gruppo di Mestre presto allontanatosi dalla politica attiva, ha riferito di avere subito appreso nell’ambiente che l’azione era stata compiuta da Delfo ZORZI e dalle persone a lui vicine (dep. 22.4.1995, f.5; 6.5.1995, f.4).

Inoltre Giuliano CAMPANER, che ha ammesso di avere partecipato con ZORZI e ANDREATTA, il 25.4.1967, ad un’analoga anche se meno grave irruzione contro la sede del P.C.I. in località Tessera, ha fornito così un indiretto elemento di riscontro (dep. al G.I., 27.4.1995, f.3; al P.M., 9.6.1995, f.1) che merita di essere ricordato quasi a titolo di curiosità solo perché l’azione contro la sede di Tessera e, nell’occasione, la distruzione di un ritratto di Togliatti sembra essere stata la sola azione di violenza ammessa da Delfo ZORZI in occasione delle sue spontanee dichiarazioni a Parigi nel dicembre 1995.

Si ricordi peraltro che pochi giorni dopo l’azione contro la sede di Campalto, il 16.11.1968, Delfo ZORZI e Giampietro MARIGA erano stati arrestati per la detenzione illegale di alcune armi e di una piccola quantità di esplosivo (cfr. rapporto del Commissariato di P.S. di Mestre in data 17.11.1968, vol19, fasc.2).

Interrogato nella notte da personale della Polizia, Delfo ZORZI aveva avuto un momento di evidente confusione e cedimento, non solo accennando ad un deposito di armi esistente nella provincia di Treviso (certamente il casolare di Paese), ma anche accusando MARIGA di avere partecipato, mascherato con una calza di nylon da donna, all’incendio alla Sezione di Campalto e fornendo altresì a chi lo interrogava altre notizie compromettenti riguardanti il camerata di Mantova Roberto BESUTTI.

Giampietro MARIGA era stato quindi incriminato per l’azione del 9.10.1968 contro la sede di Campalto ed era stato poi prosciolto solo a seguito della ritrattazione di Delfo ZORZI in sede processuale.

Alla luce di tali circostanze e della situazione di pressione psicologica in cui si trovava ZORZI, non sembra un’affermazione azzardata quella di Vincenzo VINCIGUERRA secondo cui proprio l’arresto del novembre 1968 sarebbe stato l’inizio dell’avvicinamento di ZORZI da parte di funzionari dell’Ufficio Affari Riservati che gli avrebbero proposto, ricevendo una risposta positiva, di non continuare ad agire in proprio, rischiando arresti e denunce, ma di unirsi invece ad un apparato istituzionale nella comune lotta contro il pericolo comunista (int. VINCIGUERRA, 3.3.1993, f.2).

Concludendo comunque sul punto, i reati di danneggiamento e incendio connessi all’episodio di Campalto e contestati anche a Piercarlo MONTAGNER, che pure ha negato ogni responsabilità, devono essere dichiarati estinti per intervenuta prescrizione.


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