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LA POSIZIONE DI ANNAMARIA COZZO, FIDANZATA DI DELFO ZORZI, IN RELAZIONE AGLI ATTENTATI DI TRIESTE E DI GORIZIA

Sin dai primi interrogatori resi dinanzi a questo Ufficio, Martino SICILIANO e Giancarlo VIANELLO avevano parlato della presenza, a bordo dell’autovettura del dr. MAGGI diretta a Trieste e Gorizia per l’esecuzione degli attentati, oltre a Delfo ZORZI, di una ragazza all’epoca legata a ZORZI da un rapporto sentimentale.

Entrambi l’avevano descritta, in modo assolutamente concordante, come una ragazza intorno ai venti anni, forse di nome ANNA MARIA, di aspetto gradevole, con i capelli neri a caschetto, di origine napoletana, gravitante nell’area di Ordine Nuovo di tale città, probabilmente compagna di studi di ZORZI presso la Facoltà di Lingue Orientali e appassionata di arti marziali (int. SICILIANO, 18.10.1994, f.7; 25.1.1995, f.2; int. VIANELLO, 19.11.1994, f.6).

Tale ragazza era venuta a Mestre con Delfo ZORZI solo in occasione dell’esecuzione dei due attentati, anche se il legame che la univa a ZORZI, sia personale sia politico, appariva stabile e non occasionale.

Il tentativo di identificare la ragazza, delegato da questo Ufficio in varie riprese, a partire dall’autunno 1994, al R.O.S. Carabinieri, alla D.C.P.P. presso il Ministero dell’Interno e alla Digos di Milano, nonostante il massimo impegno e le laboriose ricerche effettuate, non dava l’esito sperato.

Infatti la difficoltà a reperire, visto il tempo trascorso, i cartellini di iscrizione all’Università di Napoli, la mancanza di tracce documentali in ordine alla presenza della coppia in alberghi o simili, il fatto che la ragazza non si fosse in seguito probabilmente evidenziata in modo particolare sul piano dell’attivismo politico, non avevano consentito una identificazione certa anche se, sommando i dati raccolti, si era formata una rosa di quattro o cinque nomi, ciascuno però caratterizzato dalla discordanza di qualche particolare con quelli forniti da SICILIANO e VIANELLO e dal fatto che non era stato acquisito alcun elemento del rapporto di conoscenza di tali donne con Delfo ZORZI (in ordine alle ricerche di ANNAMARIA cfr. le note della varie Autorità di p.g. in vol.17, fasc.3).

L’esistenza di tale misteriosa fidanzata di Delfo ZORZI risultava comunque assolutamente certa in base ai dati che venivano via via raccolti.

Guido BUSETTO, all’epoca componente della cellula di Mestre, aveva ricordato di avere conosciuto al campo di addestramento di Tre Confini, in Abruzzo, svoltosi nell’agosto del 1969 con la partecipazione di soli elementi di Ordine Nuovo, una ragazza napoletana (forse l’unica ragazza presente al campo) assolutamente coincidente con la descrizione della giovane presente pochi mesi dopo a Trieste (cfr. dep. BUSETTO, 18.2.1995, f.1, e, in merito al campo di Tre Confini, vol.8, fasc.4) ed anche un altro mestrino, Giuliano CAMPANER, ricordava di avere avuto notizia di una fidanzata napoletana di Delfo ZORZI, probabilmente studentessa universitaria e forse di nome ANNAMARIA, che tuttavia Delfo ZORZI non gli aveva mai presentato (dep. 27.4.1995, f.2).

Anche Nico AZZI aveva sentito parlare da Delfo ZORZI di tale ragazza di Napoli, inserita in Ordine Nuovo, presente anche agli scontri di piazza di Valle Giulia, nel 1968 a Roma, e che in tale occasione si era dimostrata abile nell’uso della fionda durante gli scontri (int. 6.6.1996, ff.1-2).

Il mistero in ordine all’identità della ragazza di Delfo ZORZI iniziava casualmente a dissolversi riesaminando una fotocopia di una agenda di Franco FREDA sequestrata durante le indagini dell’A.G. di Treviso ed allegata agli atti del processo di Catanzaro.

In una pagina di tale agenda da tavolo appare infatti questa annotazione manoscritta: ""Annamaria Cozzo, Via Gigante 204 - Napoli (contatto) (mi deve dire il nome di chi si prende l’iniziativa di vendere libri a Napoli - vedi Delfo - anche per le xilografie"" (cfr. fotocopia dell’agenda di FREDA, vol.18, fasc.1, f.23).

Era quindi possibile che in Annamaria COZZO potesse identificarsi la ragazza di Delfo ZORZI, avendola perdipiù Franco FREDA interessata in quel periodo per la diffusione delle pubblicazioni delle "Edizioni A.R." a Napoli.

Acquisita quindi una fotografia di Annamaria COZZO che ne riproducesse fedelmente le fattezze dell’epoca, ella veniva riconosciuta senza alcun dubbio da Martino SICILIANO (int.14.3.1996, f.5, e 1°.6.1996, f.1) e da Giancarlo VIANELLO (int.27.5.1996, f.4) come la ragazza presente alla spedizione di Trieste e Gorizia, da Giampaolo STIMAMIGLIO e, seppur con qualche margine di incertezza visto il tempo trascorso, da Guido BUSETTO come la ragazza presente al campo di addestramento di Ordine Nuovo a Tre Confini (dep. STIMAMIGLIO a personale R.O.S., 29.5.1996, f.2, e dep. BUSETTO, 14.1.1997, f.1).

La mancata identificazione in precedenza di Annamaria COZZO, nonostante le complesse ricerche effettuate, era dovuta ad un marginale errore dei testimoni.

Ella infatti non era stata iscritta, con Delfo ZORZI alla Facoltà di Lingue Orientali di Napoli, bensì ad altra Facoltà e la mancanza di tale elemento di collegamento aveva fatto venire meno la messa a fuoco della sua persona e indotto la p.g. delegata a seguire o a curare prevalentemente altre piste.

Peraltro, proprio nei giorni in cui era avvenuto il recupero dell’agenda di Franco FREDA, quando ancora non vi era alcuna certezza in ordine alla identificazione nella COZZO, fra le diverse donne possibili, della ragazza presente a Trieste, ella veniva sentita in sede di sommarie informazioni testimoniali da personale del R.O.S. Carabinieri.

In tale sede Annamaria COZZO, spiegando di avere militato per lungo tempo nell’area di estrema destra, e in particolare nel FUAN di Napoli, e di avere partecipato agli scontri del marzo 1968 all’Università di Roma, riconosceva, dopo molte titubanze e reticenze, di avere conosciuto Delfo ZORZI, frequentatore come lei di una palestra di arti marziali a Napoli, e di avere intrattenuto con lo stesso un legame sentimentale (cfr. s.i.t. 18.1.1996, f.6).

Annamaria COZZO riferiva altresì, dopo altre esitazioni, di avere partecipato ad un campo di addestramento "filosofico-ideologico" sugli Appennini, organizzato dal prof. Paolo SIGNORELLI (si tratta certamente del campo di Tre Confini) e di ricordare bene il nome, anche se non le fattezze, di Guido BUSETTO (s.i.t. citato, f.7).

Proseguiva ammettendo di essere stata coinvolta in due attentati dimostrativi, collegati alla visita del Presidente Saragat in Jugoslavia ed avvenuti uno a Trieste e il secondo in una zona di confine.

Ricordava che in tale spedizione era presente Delfo ZORZI e che per commettere l’attentato di Trieste era stata deposta una cassetta vicino ad un muro di cinta ed erano stati lasciati sul posto dei volantini (s.i.t. citato, f.8).

A seguito di tali sintetici ma inequivoci riferimenti agli attentati di Trieste e Gorizia, questo Ufficio procedeva a indiziare formalmente la COZZO in ordine ai reati connessi ai due episodi, con informazione di garanzia ed invito a comparire per il giorno 9.3.1996.

Tuttavia Annamaria COZZO, che si era resa conto o era stata probabilmente, nel frattempo, "invitata" a rendersi conto della gravità e dell’importanza per le indagini delle dichiarazioni che ella stava per rendere, non si presentava inviando inoltre all’Ufficio un fax con cui comunicava la scelta di avvalersi comunque della facoltà di non rispondere.

Anche non volendo tenere conto, su un piano di correttezza processuale, dell’ultima parte della deposizione di Annamaria COZZO in quanto contenente dichiarazioni pregiudizievoli per se stessa, rese nella qualità di testimone, è certo che gli elementi forniti sulla sua persona tolgono ogni dubbio in merito all’identificazione nella COZZO della ragazza di Delfo ZORZI presente ai due attentati e che l’intera testimonianza, utilizzabile comunque a riscontro delle altre dichiarazioni, contiene elementi del tutto in sintonia con le acquisizioni processuali.

La presenza di Annamaria COZZO a Trieste e Gorizia non deve inoltre essere considerata casuale ed occasionale alla luce di quanto riferito da Martino SICILIANO in merito agli avvenimenti immediatamente precedenti.

Martino SICILIANO, infatti, era stato convocato qualche giorno prima da Delfo ZORZI a Napoli, aveva raggiunto tale città in treno portando, sempre su richiesta di ZORZI, un fucile tedesco della seconda guerra mondiale quasi certamente consegnatogli da Paolo MOLIN e, alla stazione ferroviaria di Napoli, aveva incontrato Delfo ZORZI e la ragazza.

Da qui erano partiti a bordo della FIAT 500 della COZZO in direzione di Bari e sull’autostrada, all’altezza di Candela, si erano fermati e ZORZI e la ragazza si erano allontanati per qualche minuto occultando il fucile in qualche nascondiglio.

Ripassando rapidamente per Napoli erano subito ripartiti alla volta di Mestre, raggiungendola in un’unica tappa, e nel giro di un paio di giorni vi era stata l’operazione di Trieste e Gorizia (int. SICILIANO, 18.10.1996, f.4; 14.3.1996, f.5).

Di tali strani spostamenti, Martino SICILIANO ha fornito una sua spiegazione che appare del tutto condivisibile:

"...ho sempre avuto sin dai primi giorni la netta sensazione che la spedizione a Trieste e Gorizia fosse una messa alla prova dei mezzi e delle persone e della loro affidabilità per le operazioni successive.
Anche il complesso tragitto iniziato con il trasporto del fucile a Napoli, il viaggio a Candela insieme ad Anna Maria, il lungo viaggio con la Fiat 500 di nuovo sino a Mestre, seguito nel giro di pochissimi giorni dalla spedizione a Trieste e Gorizia, dava la netta idea di una verifica della disponibilità delle persone.
Del resto non ho mai capito perché mi fu chiesto di portare a Napoli un fucile di non particolare pregio, anzi un residuato bellico, privo di munizioni, al solo fine di occultarlo, dopo un altro viaggio, nei pressi di un'autostrada".
(SICILIANO, int.20.3.1996).

I singolari spostamenti di SICILIANO da Mestre a Napoli e del gruppetto prima in direzione di Bari e poi, senza alcuna sosta, sino a Mestre costituiscono quindi un’altra prova indiziaria del fatto che le attività di quei giorni e la spedizione a Trieste e Gorizia non fossero altro che una prova, in termini di affidabilità dei mezzi e delle persone, di operazioni ben più gravi che sarebbero state portate a termine poco tempo dopo.

Si noti del resto che Delfo ZORZI deve avere valutato il pericolo che Annamaria COZZO fosse identificata e che, in ragione del bagaglio di conoscenze di cui certamente la donna dispone in merito alle attività dello stesso ZORZI nel 1968/1969, potesse rendere dichiarazioni pregiudizievoli sia per la sua posizione sia per Ordine Nuovo in generale.

Non è probabilmente un caso che Delfo ZORZI, in sede di spontanee dichiarazioni rese a Parigi nel dicembre 1995 al P.M. di Milano, parlando dei suoi legami sentimentali alla fine degli anni ‘60, abbia fatto riferimento a tale Marina CUZZOLIN e ad una certa ANNA MARIA o ANNA CLAUDIA, ma non di origine napoletana, bensì dalmata.

In proposito Martino SICILIANO ha fatto presente che Marina CUZZOLIN era persona esistente, ma del tutto estranea all’attività politica del gruppo, mentre non esisteva nell’ambito delle conoscenze di ZORZI alcuna ANNA MARIA o ANNA CLAUDIA di origine dalmata, ragazza di cui certamente, in caso contrario, SICILIANO avrebbe almeno sentito parlare in ragione del legame di amicizia che lo legava a Delfo ZORZI (int. 17.4.1996, f.2).

In sostanza è molto probabile che in tale occasione ZORZI, mescolando, secondo una tecnica sperimentata, notizie vere ma prive di qualsiasi interesse e notizie false, abbia deliberatamente cercato di stornare l’attenzione degli inquirenti dalla vera ANNAMARIA, persona che non doveva essere identificata e quindi nemmeno nominata in quanto coinvolta negli attentati di Trieste e Gorizia.

In conclusione è opportuno sottolineare che una completa testimonianza di Annamaria COZZO avrebbe molto probabilmente consentito di acquisire, in ragione del suo rapporto confidenziale con Delfo ZORZI e della comune militanza politica negli anni cruciali, elementi di grande importanza per le indagini.

Ciò non è stato reso possibile anche dallo sconsiderato comportamento di un funzionario della Digos di Milano (non di tale Ufficio nel suo insieme) che, alla fine del 1995, non ha ritenuto suo dovere fornire a questo Ufficio gli ulteriori dati in corso di acquisizione in merito all’identificazione di ANNAMARIA (ma solo eventualmente alla Procura di Milano che aveva attivato, senza alcun coordinamento e a dispetto degli accordi assunti con questo Ufficio, ricerche parallele).

Tale possibilità è stata infatti frustrata anche dall’assoluto rifiuto della Procura della Repubblica di coordinare le attività investigative e l’intervento processuale relativo ad ANNAMARIA, riducendo così in modo sensibile le probabilità di un risultato positivo e l’utilizzo al meglio dei dati raccolti.

Gli incresciosi strascichi cui ha dato luogo, non per responsabilità di questo Ufficio, la ricerca di ANNAMARIA sono ampiamente esposti nella memoria inviata nella primavera del 1996 al Consiglio Superiore della Magistratura, allegata agli atti della presente istruttoria.


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