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I RISCONTRI RELATIVI A BRUNO E MARCELLO SOFFIATI

Bruno SOFFIATI, anch’egli da molti anni deceduto, è stato certamente un esponente di rilievo dell’estrema destra veronese, segretario del Partito Fascista Repubblicano a Verona nel periodo della Repubblica Sociale Italiana e in contatto con i  Comandi tedeschi della zona.

Sia Carlo DIGILIO (int. 15.6.1996, f.2) sia Dario PERSIC (dep. 9.2.1995, f.3) hanno riferito che Bruno SOFFIATI, durante la guerra, non aveva combattuto ma aveva svolto attività di intelligence gestendo una rete informativa in contatto con il Comando della GESTAPO che aveva appunto sede a Verona, rete i cui componenti erano in buona parte fuggiti in Sud-America alla fine della guerra.

Alcuni, comunque, erano stati col tempo riabilitati dagli americani interessati a controllare, con l’inizio della "guerra fredda", anche grazie all’esperienza maturata da costoro, tutto quello che avveniva in una zona strategica come il Veneto (int. DIGILIO, 15.6.1996, f.2).

Del resto vari testimoni hanno riferito che sia Bruno sia Marcello SOFFIATI manifestavano apertamente la loro propensione e simpatia per gli americani (dep. Anna Maria BASSAN al P.M., 8.6.1995, f.7; dep. Franco PANIZZA a personale R.O.S., 12.4.1996, f.2; dep. Claudio BRESSAN a personale R.O.S., 11.4.1996, f.2; dep. Enzo VIGNOLA, 28.4.1997 f.2).

Un particolare interessante che testimonia la statura del personaggio Bruno SOFFIATI è stato ricordato da Dario PERSIC, il quale aveva appreso che questi, nel dopoguerra, era stato per lungo tempo in possesso degli atti originali del processo a Galeazzo CIANO che si era appunto svolto a Verona (dep. 9.2.1995, f.3).

Anche l’inserimento in ambienti massonici di Bruno SOFFIATI, ricordato da Carlo DIGILIO (int. 31.1.1996, f.2) è stato confermato da altri testimoni (dep. Claudio BRESSAN di Verona, 11.4.1996, f.2; dep. Franco PANIZZA, 12.4.1996, f.2) e trova ulteriore riscontro nel carteggio sequestrato al figlio Marcello in occasione del suo primo arresto, nel dicembre 1974 (cfr. vol.8, fasc.1, ff.37-40).

Non vi è quindi da stupirsi che Bruno SOFFIATI discutesse apertamente con Sergio MINETTO in merito al modo migliore per proseguire l’attività di controllo dell’avv. Gabriele FORZIATI (dep. PERSIC, 18.4.1997, f.2) che lo stesso Bruno SOFFIATI aveva ospitato nei primi giorni della sua permanenza nella zona di Verona, né che egli fosse presente, con il figlio Marcello e con Sergio MINETTO, alla cena in cui il dr. MAGGI aveva anticipato la strage di Brescia, una decina di giorni prima che questa avvenisse (int. DIGILIO, 19.4.1996, f.3).

Anche i riscontri acquisiti in merito alla figura ed al ruolo di Marcello SOFFIATI, prima fonte e poi agente operativo della struttura americana, sono molteplici.

Marcello SOFFIATI, deceduto nel 1988, era anche un militante molto ben inserito nel movimento Ordine Nuovo e anche per tale ragione non è sempre possibile discernere con chiarezza quanto delle varie attività di SOFFIATI fosse da attribuire alla sua militanza ordinovista e quanto alla sua appartenenza alla struttura di intelligence.

In particolare, i suoi rapporti con gli ustascia di stanza in Spagna e con quelli in grado di reperire nuovi modelli di armi dalla Cecoslovacchia e dalla Croazia possono essere stati d’aiuto tanto nello sviluppo dell’attività informativa quanto nel reperimento di armi ed esplosivi per gli ordinovisti veneti.

Marcello SOFFIATI era anche in contatto, in Spagna, con Mariano SANCHEZ COVISA, capo dei Guerriglieri di Cristo Re, legato ai servizi di sicurezza spagnoli (int. DIGILIO, 9.5.1994, f.2) e frequentatore di agenti americani all’epoca residenti in Spagna (dep.Gaetano ORLANDO, 16.3.1996, e dep. Francesco ZAFFONI, 14.3.1996, f.2 a personale del R.O.S.).

Marcello SOFFIATI era stato anche in grado di mettere in contatto Marco AFFATIGATO, conosciuto in carcere nel 1976, con la struttura americana dopo la loro scarcerazione.

Marco AFFATIGATO ha infatti testimoniato di avere inizialmente passato a SOFFIATI alcuni elenchi di esuli di sinistra sud-americani residenti in Italia, poi trasmessi da SOFFIATI alla struttura americana, e che, quando egli si era trasferito a Nizza, lo stesso SOFFIATI lo aveva messo in contatto con tale GEORGE, appartenente alla Stazione C.I.A. di Parigi, il quale a sua volta lo aveva messo in contatto con tale STEVENSON, operante per la stessa struttura a Montecarlo (dep. AFFATIGATO, 2.5.1993, ff.2-3).

Marco AFFATIGATO aveva cercato di sfruttare tale nuova "attività" per ottenere dalla C.I.A. un aiuto nel progetto di fuga di Giovanni VENTURA dal carcere argentino ove si trovava, ma aveva ricevuto da tale struttura una risposta negativa e molto significativa: Giovanni VENTURA, con i suoi interrogatori (evidentemente la lunga semi-confessione resa nel 1973 al G.I. dr. D’Ambrosio), aveva comunque recato danno agli ambienti americani e quindi non doveva essere aiutato (dep. AFFATIGATO citata, f.4).

Claudio BRESSAN di Verona ha inoltre confermato quanto già ricordato da Carlo DIGILIO (int. 30.10.1993, f.3) in merito all’attività di schedatura, operata da SOFFIATI, di altri esuli sud-americani, avendo egli personalmente ricevuto da SOFFIATI un pacchetto di schede (dep. Claudio BRESSAN a personale R.O.S., 25.5.1995, ff.1-2).

Se non vi è dubbio in merito all’attività prestata da Marcello SOFFIATI in favore della struttura americana, di cui peraltro egli non faceva mistero almeno nella cerchia dei camerati, nemmeno vi è dubbio in merito alla sua notevole disponibilità di armi già ricordata da Carlo DIGILIO (int. 2.12.1996, f.2) che aveva anche potuto notare un particolare nascondiglio per le stesse collocato in una botola nella vecchia casa di Bruno SOFFIATI a Colognola ai Colli (int. 13.4.1997, f.4).

Dario PERSIC, infatti, aveva notato una notevole quantità di armi, munizioni ed esplosivi nell’appartamento di Via Stella e nel 1973 si era reso disponibile, per motivi precauzionali e per fare un favore all’amico, a custodirne una parte, per circa un anno, nella soffitta della sua abitazione, in Via Morelli a Verona (dep. PERSIC, 8.2.1995, f.4, e 9.2.1995, f.4).

Del resto, il 21.12.1974, Marcello SOFFIATI era stato arrestato perché, durante una perquisizione nell’abitazione di Via Stella (operata casualmente in quanto SOFFIATI, poco prima, aveva smarrito in città un borsello contenente delle pallottole), personale della Questura di Verona aveva rinvenuto una ingente quantità di armi di vario tipo, bombe a mano, detonatori, proiettili anticarro e 10 candelotti di esplosivo definito "al plastico" nel verbale di perquisizione, verbale che purtroppo, ai fini della presente istruttoria, non fornisce ulteriori particolari in merito alle esatte caratteristiche e alla provenienza dell’esplosivo (cfr. nota della Digos di Verona in data 1°.6.1996 e atti allegati, vol.8, fasc.2, ff.9 e ss.).

Inoltre, nel corso della medesima perquisizione venivano rinvenute alcune schede relative ad elementi di estrema sinistra, soprattutto anarchici, uno schizzo relativo alla base americana di CAMP DARBY (vicino a Livorno) e corrispondenza proveniente dalla Massoneria Universale di Rito Scozzese, tutti elementi documentali che confermano quanto riferito da Carlo DIGILIO in merito all’attività informativa svolta da Marcello SOFFIATI e ai rapporti della sua famiglia con alcuni ambienti massonici.

L’attività di Marcello SOFFIATI si è dispiegata per lungo tempo in quanto egli è stato incriminato per reati associativi e detenzione di armi ed esplosivi, insieme al dr. MAGGI, al colonnello SPIAZZI e ad altri, anche nel procedimento c.d. del Poligono di Venezia ed egli, ancora nel 1982, nel corso delle indagini relative a tale procedimento (originato in buona parte dalla cattura e dalla confessione di Claudio BRESSAN) aveva ospitato Carlo DIGILIO nell’appartamento di Via Stella durante la prima parte della sua fuga e della sua latitanza.

In quei giorni, nell’appartamento, i due detenevano la famosa valigetta "24 ore", di cui tanto si è parlato nel procedimento celebrato a Venezia, poi affidata a Claudio BRESSAN e il cui contenuto è stato solo parzialmente e casualmente recuperato nel 1988.

Tale valigetta avrebbe potuto sin da allora mettere gli inquirenti su piste interessanti e analoghe a quelle seguite nella presente istruttoria in quanto, secondo i ricordi di Claudio BRESSAN, conteneva non solo l’attrezzatura per la falsificazione dei documenti, ma molta documentazione relativa a Paesi stranieri (fra cui la Francia, il Sud-America e i Paesi Arabi) certamente connessa all’attività informativa svolta da SOFFIATI e DIGILIO (cfr., fra i tanti riferimenti, gli atti acquisiti presso la Digos di Verona, vol.8, fasc.2, ff.51-53).

La figura di Marcello SOFFIATI attraversa quasi tutti i fatti toccati da questa istruttoria e dalle indagini collegate.

Egli, infatti, non solo gestisce una parte della dotazione di armi ed esplosivi del gruppo veneto, ma esegue personalmente l’attentato al Palazzo della Regione di Trento dell’11.4.1969 (dep. PERSIC, 8.2.1996); depone, probabilmente alla Stazione di Mestre, l’ordigno su uno dei 10 convogli ferroviari oggetto degli attentati dell’8/9 agosto 1969 (int. DIGILIO 16.9.1997, ff.4-5); mette a disposizione l’appartamento e partecipa in qualità di "custode" alla permanenza dell’avv. Gabriele FORZIATI e di Gianfranco BERTOLI in Via Stella, rispettivamente nel 1972 e nel 1973.

Sembra che Marcello SOFFIATI, nonostante le sue doti spiccatamente operative, non sia stato utilizzato in prima persona dal dr. MAGGI e da Delfo ZORZI nell’esecuzione degli attentati del 12.12.1969 ed infatti, prima della cena allo Scalinetto tenuta nei giorni prossimi al Natale del 1969, si rallegra con DIGILIO confidandogli di non essere stato personalmente coinvolto (int. DIGILIO, 21.2.1997, f.2).

In alcuni momenti e dinanzi ai fatti più gravi, Marcello SOFFIATI sembra mostrare segni di resipiscenza o quantomeno di non condividere sino in fondo una strategia che comporti stragi indiscriminate.

Dopo gli attentati del 12.12.1969 infatti, Marcello SOFFIATI entra in rotta di collisione con Delfo ZORZI accusandolo di essere privo di "etica militare" e di essere un mercenario e un assassino per quanto aveva commesso nella banca milanese.

Delfo ZORZI, per tutta risposta, lo minaccia e lo malmena (int. DIGILIO, 16.4.1994, f.6).

Anche Martino SICILIANO ha ricordato, del resto, che fra Marcello SOFFIATI e Delfo ZORZI erano sorti violentissimi motivi di astio (int. 6.10.1995, f.6).

Nella primavera del 1974, Marcello SOFFIATI viene comunque incaricato di ritirare a Mestre l’ordigno composto da candelotti di gelignite che, dopo una sosta a Verona in Via Stella e relativa "supervisione" di Carlo DIGILIO, lo stesso SOFFIATI deve portare a Milano ad alcuni camerati per la finale destinazione bresciana.

Appena avvenuta la strage di Brescia, egli confida a Carlo DIGILIO il suo disgusto per aver avuto una parte in un massacro così grave e afferma che se gli americani avessero continuato a tollerare una strategia simile ciò sarebbe stato di danno in Italia solo per la destra (int. DIGILIO, 4.5.1996, f.3, e 5.5.1996, f.5).

Da quel momento il contrasto con Delfo ZORZI diventa insanabile e Marcello SOFFIATI teme addirittura di essere eliminato da qualcuno vicino a quest’ultimo, avendo cura di portare per precauzione una pistola alla cintola ogniqualvolta si reca a Mestre (int. DIGILIO, 4.5.1996, f.3).

In tali circostanze trova certamente spiegazione l’angustia di Marcello SOFFIATI riferita da un altro esponente di destra, Gaetano LO PRESTI, che negli anni successivi aveva condiviso con SOFFIATI alcuni periodi di carcerazione.

In alcuni interrogatori resi da LO PRESTI al G.I. di Brescia dr. Giampaolo Zorzi nell’ambito dell’istruttoria-bis sulla strage di Piazza della Loggia, egli ha infatti riferito che Marcello SOFFIATI gli aveva confidato che il suo "comandante" gli aveva consegnato dell’esplosivo che lui aveva portato ad altre persone e che tale esplosivo era stato utilizzato per compiere un grave attentato (cfr. annotazione del R.O.S. in data 8.5.1995, vol.23, fasc.9, ff.62-63).

Marcello SOFFIATI, secondo LO PRESTI, appariva angustiato dal ricordo dell’utilizzo di tale esplosivo.

Il termine "comandante" cui egli aveva fatto riferimento dovrebbe, secondo logica, riferirsi al Reggente di Ordine Nuovo per il Triveneto e cioè al dr. Carlo Maria MAGGI.

Purtroppo la morte di Marcello SOFFIATI, avvenuta nel 1988, non ha consentito di approfondire processualmente tali circostanze e di mettere SOFFIATI dinanzi alle sue responsabilità.


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