Resent-Date: Thu, 30 Oct 1997 19:36:31 +0100 Date: Thu, 30 Oct 1997 19:33:17 GMT

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Subject: stiamo toccando argomenti nodali ... Resent-From: arti-party@breton.dada.it

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Ancora alcune osservazioni ... la lista di discussione e' fatta per questo, no?

 

a) facciamo il punto sulla questione 'artista': siamo arrivati a due estremi; chi dice che sono tutti artisti e chi dice che gli artisti non esistono; non sono cosi' differenti: entrambi sottendono un'idea di parita'. La stessa cosa non si puo' dire per gli autori, tutti sono autori (piu' o meno coscienti) della propria produzione (lasciatemela definire) 'intellettuale', ma difficilmente si puo' affermare che non esistono autori.

L'essere autore non va pero' confuso con i 'diritti d'autore'. L'essere autore di un messaggio, a mio modo di vedere, implica responsabilita' ma non necessariamente diritti. Uno stato di diritto (di per se' una convenzione) tende a regolare 'le responsabilita'' secondo leggi (altre convenzioni) e come contro partita offre 'il diritto'. Credo che chiunque sia libero di rinunciarvi, ma e' una scelta personale alla quale si puo' chiedere, eventualmente, di aderire. Come alternativa non c'e' che il cambiamento delle convenzioni.

 

b) reti neuronali: pur non essendo (ancora) uno studioso di tali reti ho una certa familiarita' con le proprieta' dei sistemi dinamici complessi. Non credo che si vada off-topic se si discute in termini comprensibili di questo soggetto, e' la base della 'produzione d'autore'.

Di certo la capacita' di memorizzare di una rete dipende dalla possibilita' di trovare un minimo di energia, cioe' uno stato stabile in cui poter conservare un'informazione (che dal punto di vista del sistema complesso non e' altro che l'assunzione di una particolare configurazione). Tuttavia la capacita' di memorizzare piu' informazioni dipende da quanti stati sono accessibili. Il numero di questi ultimi (o per essere piu' precisi la selezione di questi ultimi e il loro 'range' di stabilita') dipende essenzialmente dalla 'complessita'/connettivita'' del sistema (e' questo che si intende per superficie della memoria?) ovvero dal numero di legami, e dalla capacita' del legame di far

passare o meno il segnale (valore dei pesi sinaptici). Le tecniche di retropropagazione dell'errore servono solo a 'condurre per mano' il sistema verso la piu' opportuna configurazione di stabilita' per 'accogliere' e memorizzare lo stimolo esterno.

E' la dipendenza della dinamica da quest'ultimo che assicura l'accessibilita' a piu' stati.

Non cambia pero' la sostanza: la connettivita' rimane un fattore essenziale. In ogni caso, poi, per avere trasmissione selettiva del segnale (semplificando: ad ogni stimolo alcuni neuroni partecipano alla 'festa' e altri no) c'e' bisogno di una regola aggiuntiva che viene usualmente ricercata nell' addizione dei segnali: un neurone entra in funzione solo se piu' segnali che arrivano 'quasi contemporaneamente' gli permettono di superare una certa soglia. Non mi sembra che il quadro appena sopra descritto sia stato messo in discussione da molti (comunque correggetemi se sbaglio), nonostante le piu' di cento variazioni sul tema.

 

Il problema e' che questo modo di affrontare il problema e', dal mio punto di vista, limitato. Non credo sia in grado di spiegare le forti capacita' associative del cervello umano, ne' tantomeno la rapidita' con cui esegue le varie operazioni logiche. Tanto per dirne una le reti oggi piu' avanzate per funzionare richie che il livello di stimolo non sia troppo elevato (ovvero pochi bit messi a 1e molti a 0) e questa e' una limitazione grossa.

 

Mi ero fatto un modello alternativo, ma ho scoperto che qualcuno (dei giapponesi) in maniera differente ma (ahime') piu' efficiente ne aveva gia' dato una descrizione nel '96 (basandosi su dati ben piu' vecchi). Questa classe di modelli non rifiuta i paradigmi della connettivita' e dell'addizione ma aggiunge la capacita' di selezionare sottoinsiemi neuronali agendo su coincidenze temporali (o come pensavo io in maniera meno efficiente su risonanze proprie dei sistemi). In altre parole il neurone funziona, in piu', come una coincidenza temporale.

Se vi interessa, in un altro momento, o in separata sede si puo' approfondire il soggetto.

 

c) torniamo adesso all'affermazione che "il cervello e' sulla pelle"; se con essa si vuole intendere che le estensioni del nostro sistema nervoso arrivano sino ai bordi della nostra esistenza fisica va bene. Abbiamo delle estensioni interne e cerchiamo di prolungare tali estensioni anche all'esterno tramite i media. Se con essa si vuole invece dire che il sistema nervoso periferico funziona in tutto e per tutto come la

parte centrale allora non mi ci trovo piu'. La differenziazione esiste all'interno di ogni organismo e credo che si debba accettare: ogni neurone puo' innestare meccanismi in livelli piu' complessi della struttura a cui appartiene ma non mi sembra che ci sia alcuna prova che un neurone

funzioni come una rete (anche se ho letto affermazioni contrarie). E' come dire che il sistema nervoso ha una struttura self-similare, non conosco evidenze di cio' (se esistono mi piacerebbe sapere dove trovare i dati).

 

d) allo stesso modo non mi sembra che ci siano evidenze dell'affermazione "la mente non e' una macchina"; alcune delle argomentazioni date a riguardo sono le stesse che sono state usate per difendere l'Intelligenza Artificiale nella sua forma forte. Altre coprono essenzialmente la nostra 'ignoranza'. Cosa intendo dire? Descriviamo un gas per mezzo di temperatura, pressione e volume e non attraverso una descrizione esatta di quanto stanno facendo tutte le molecole che lo compongono. Quando non sappiamo che fare ci inventiamo una descrizione alternativa, spesso 'media'.

In altre parole sappiamo che il tutto e' connesso da parti e sappiamo come le parti interagiscono ma non sappiamo descrivere la dinamica di un sistema in tutte le sue parti, per fortuna, aggiungerei. Molto spesso poi la non-conoscenza ci porta ad introdurre degli elementi di tipo fideistico-religioso: il tutto e piu' delle singole parti (se non lo si dimostra e' un atto di fede, o no?). Un altro esempio? Per quanto la fisica si sforzi di dare un modello del tutto unificando forze ed andando a ritroso nel tempo alla fine deve scontrarsi con il problema della singolarita' iniziale (motivo per il quale la fisica descrive i 'come' ma non spiega i perche') ovvero da dove arriva il tutto? Qualcuno ci ha messo Dio, qualcuno nasconde le briciole sotto la tovaglia e qualcuno sta lavorando piu' opportunamente su modelli di, le chiamerei, 'fluttuazione del nulla' (un concetto di cui avevo remora a parlare qualche tempo addietro ma che ora comincio a pensare che

non sia piu' cosi' insensato).

 

e) per quanto riguarda la pericolosita' dei discorsi sull'origine genetica di una parte dei nostri comportamenti (diciamo i piu' istintuali) e sulla possibilita' di influenzare enormemente gran parte degli altri, vorrei dire che ne sono consapevole. Tuttavia tutti gli esperimenti di cui io sono a conoscenza sembrano condurre verso conclusioni di questo tipo. Queste cose le sanno molto bene i guru che dirigono le multinazionali dell'informazione. Per fortuna pero'

non sappiamo descrivere tutto esattamente ed in particolare non sappiamo descrivere la grande capacita' del cervello di inventare nuove strategie (nonostante il successo di Deep-Blue in un problema tutto sommato semplice affrontato con la forza del 'calcolo combinatorio': quello di una partita a scacchi).

Per essere in grado di sviluppare sempre nuove strategie dobbiamo mantenere attiva la plasticita' neuronale del nostro cervello, non lasciarlo sclerotizzare (avete notato come gli anziani ripetano sempre le stesse cose e spesso rispondano in maniera prevedibile ad una sollecitazione), fargli fare continuamente ginnastica ...

 

e' tutto per oggi, alla prossima

 

Carlo Giovannella

 

 

P.S. spero che questa volta l'intervento arrivi non tagliato

 

 

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